Le Belle e Possibili di Moto.it: Mondial Piega
Chi se la ricorda la Mondial Piega? Concepita al volgere del nuovo millennio, è stata una delle esponenti di punta di un fermento di mercato come pochi si erano visti. Ad inizio anni 2000, sulla scia di un mercato in pieno boom e di un’epoca d’oro per le sportive, sono nati tanti progetti. Innovativi, particolari, a volte irrealizzabili. Alcuni legati al fattore nostalgia, altre alle sole prestazioni e all’uso in gara – la Superbike è arrivata alla vetta della sua popolarità presso Case ed appassionati – ed altri ancora con un più o meno sapiente mix di blasone e sportività.
Una di queste è senza dubbio la Mondial Piega, nata all’inizio del duemila dalla mente di Roberto Ziletti, imprenditore bresciano che rilevò il marchio e tentò di dargli nuova vita. Ben conscio dello sforzo titanico che avrebbe richiesto la progettazione di un propulsore, Ziletti pensò bene di chiedere a Honda la restituzione di un favore (avete letto bene…) dei tempi del Conte Boselli. Quando decise di debuttare nelle competizioni, per superare più rapidamente le fasi di sviluppo iniziale, Soichiro Honda chiese infatti al patron di Mondial di poter studiare i suoi motori. Boselli, signore d’altri tempi, accettò.
La Piega nacque quindi spinta dal bicilindrico della VTR/SP, o meglio RC-51, appena laureatasi campionessa del Mondo Superbike al debutto con Colin Edwards. Ma a Brescia ci vollero mettere del loro, realizzando un airbox in fibra di carbonio (come buona parte delle sovrastrutture, realizzate dalla toscana Carbon Dream) ed uno scarico su misura, ma soprattutto utilizzando una centralina EFI (all’epoca diffusa nelle competizioni) su cui si tentò di sviluppare una gestione elettronica con le funzionalità di quelle attuali, capace di regolare l’erogazione “sentendo” inclinazione, velocità, marcia inserita e quant’altro.
La Superbike bresciana era raffinatissima anche nella ciclistica: forcella Paioli da 46mm, mono Ohlins, telaio a traliccio con piastre in Ergal, forcellone sempre a traliccio d’acciaio al Cr-Mo ma rivestito da un guscio in fibra di carbonio che inglobava il parafango posteriore. Impianto frenante naturalmente Brembo Serie Oro. La linea – notevole, portava la firma di Sandro Mor.
All’atto pratico, la Piega era estrema e specialistica: tutta puntata sull’avantreno, era scoordinata alle basse velocità ma si comportava da moto da corsa una volta che il ritmo saliva. L’elettronica non funzionava benissimo, tanto che l’ambizioso progetto iniziale venne corretto in corso d’opera abbandonando le funzionalità accessorie. Restava comunque una moto eccezionale, con prestazioni notevoli per l’epoca – 140 cavalli a 9.800 giri per 179 chili in ordine di marcia – ma costosissima, visto che nel 2002, quando arrivò sul mercato, servivano 30.000 euro per portarsela a casa nella storica livrea blu/argento. Se la volevate in versione con carbonio a vista (e serbatoio nello stesso materiale) ne dovevate aggiungere altri 2.000.
Purtroppo, come diverse altre realtà di quel periodo, Mondial finì male (l’epilogo qualche anno fa, con strascichi giudiziari) e la Piega venne archiviata come uno dei tanti progetti forse troppo ambiziosi. La carriera agonistica non va meglio, con una partecipazione all’Endurance nel 2003 e un tentativo di rientro nel 2007 ad opera del team LM. L’ingaggio di Aaron Slight, che vi fece una comparsata dimostrativa a Monza e partecipò alla presentazione stampa, svoltasi sul neonato circuito di Adria, non bastò a rendere credibile l’operazione.
L’esemplare che vedete in vendita fra i nostri annunci è della serie più raffinata, quella completamente in fibra di carbonio, e viene proposta ad un prezzo non certo popolare. Vale la cifra richiesta? Da un punto di vista prestazionale forse no, dato che con cifre frazionali ci si porta a casa modelli più accessibili e grossomodo altrettanto veloci, ma da quello del fascino collezionistico sicuramente, perché la produzione è stata limitatissima e la raffinatezza costruttiva è al di sopra di qualsiasi dubbio.
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Salvatore.Accogli, Treia (MC)Per quanto riguarda le pinze ad attacco radiale, se non sbaglio, sono state adottate per la prima volta su una moto di serie con l'Aprilia RSV Mille R '03.
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antonello0308, Torre Annunziata (NA)Oggi vale solo la "legge del mercato", per cui contano solo i numeri. E i numeri non si fanno certo con queste moto. E queste prelibatezze finiranno per divenire sempre più dream bike.