l'editoriale di nico

Nico Cereghini: "Considerazioni sulla velocità/2"

- La settimana scorsa qualcuno ha capito male. Ma è colpa mia: ho dato per scontato il rapporto di conoscenza con voi visitatori. Mettiamo a posto le cose per andare oltre | N. Cereghini
Nico Cereghini: Considerazioni sulla velocità/2


Ciao a tutti!
In genere non mi piace tornare subito sullo stesso argomento, preferisco lasciarlo maturare, ma certe reazioni all’editoriale di sette giorni fa mi costringono a precisare un po’ di cose. Non è saggio lasciare margini di ambiguità su un tema, oltretutto, di vitale importanza qual è la velocità.

Devo aver sbagliato qualcosa io. Troppi visitatori del sito hanno interpretato le mie parole in un modo lontanissimo dalle mie intenzioni. Ho fatto un primo errore nel sopravvalutare il rapporto di confidenza che si è venuto a creare tra noi, tra scrittore e lettori.
E’ più di un anno che ci frequentiamo su Moto.it e ho dato per scontato che tutti mi avessero già letto quando tessevo le lodi della guida morbida, quando esprimevo il piacere di guidare entro i limiti, o condannavo duramente chi esce dal box con la targa orizzontale per andarsi a fiondare in autostrada eccetera eccetera. Se tutti mi conoscessero così, dubbi non ne potrebbero avere.
 

Ma non mi sono mai piaciuti i professori che montano in cattedra, preferisco raccontare esperienze


E’ una cosa che capita, credo, a chi tiene rubriche fisse o scrive frequenti editoriali. Dopo un po’ vede i suoi lettori come gente di famiglia, e con i fratelli e le sorelle non serve ripetere ogni giorno la storia di Adamo ed Eva: se si parla di politica –ad esempio- non c’è bisogno di precisare tutte le volte da che parte stiamo; se si parla di cosa preparare per cena non c’è la necessità di precisare ogni volta che si preferisce il pesce alla carne. Sono cose che si sanno.

Ma qui c’è stata gente che mi leggeva da poco e non sapeva abbastanza di me, e qualcun altro che ha preferito usare le mie parole per dire tutt’altro. Ma ammetto che non sono stato così preciso e chiaro da evitare interpretazioni sbagliate. E invece dovevo, ecco il secondo errore.

Io mi sento un “motociclista professionista” e mi piace “insegnare la moto”. Mi piace la cultura motociclistica, dalle corse alla strada, e provo a fare cultura. Ma non mi sono mai piaciuti i professori che montano in cattedra, preferisco raccontare esperienze.
Bene, se dico che la velocità è una brutta cosa, molti mi molleranno e non mi ascolteranno neanche più, perché l’hanno provata e hanno visto che è bella. Questo è il principio fondamentale. Poi ci sono le conseguenze. La velocità ti conquista, alla velocità fai presto l’abitudine, la velocità può diventare una specie di droga.

E di velocità sulle strade si muore: si dice tirare come dannati –concludevo- perché lì c’è una condanna a morte.
Ma sono anche consapevole che, alla fine, nessuno può obbligarci a rallentare. Non ci riescono nemmeno le minacce di ritiro patente e sequestro della nostra unica moto, se siamo degli irriducibili. E per questo dicevo “liberi di scegliere”: il libero arbitrio resta, più forte di tutto, e proprio per questo è necessario condividere, informare e convincere.
Prima ancora di insegnare e condannare. In ogni modo grazie a quelli di voi che ormai mi conoscono e mi hanno sostenuto. E adesso posso pensare a qualche argomento più leggero per la prossima settimana. 

Ascolta l'audio di Nico nel box in alto a sinistra.

 

  • algor65
    algor65, Montecatini-Terme (PT)

    Bravo Nico!!!

    Ciao,
    ho qualche capello bianco anch'io in testa come te. Ho letto ed apprezzato molto questo editoriale e mi sono andato a rileggere il precedente che mi ero perso. Sei bravissimo ed io, come molti, ti seguo da quando andavi in TV a dire a tutti quanti: "Casco in testa ben allacciato e fari accesi, SEMPRE!!!". E quando lo dicevi tu non era nemmeno obbligatorio!!! Quindi sei un grande messaggero di sicurezza e non c'è bisogno che specifichi nulla ai giovani, ai bacchettoni oppure a coloro che ti leggono per la prima volta.
    Grazie per i tuoi editoriali e agli ignoranti gli diciamo di andare a studiare su chi è Nico Cereghini!!! Saluti da un amico
    Fabrizio
  • Michele.Calò
    Michele.Calò, Roma (RM)

    Basta con gli idioti!

    Caro Cereghini, la seguo da anni con piacere,per quello che dice,che fa e che rappresenta per chi, come me,ama la moto perchè mi rende libero,mi fa assaporare ancora gli odori,il vento,il senso del viaggio,la comunione con gli altri mtociclisti.Evito il termine biker pure essendo di madrelingua inglese, anzi con due passaporti,perchè odio questa omologazione pseudoculturale che ci fa dimenticare di essere persone uniche e non pecore del gregge mediatico.Da 45 anni vado in moto e da 13 ho anche il piacere di non avere nemmeno più l'automobile, estate ed inverno,con chilometraggi annui mai inferiori ai 30.000!Ma sono stufo di vedere mtociclisti morti o sulla sedia a rotelle,stufo di andare ai funerali o di partecipare ai motoraduni dove le assenze di volti noti mi fa presagire il peggio. faccio migliaia e migliaia di chilometri,in città e fuori,in autostrada, in tangenziale, sulle provinciali, sui passi di montagna, da Roma a Oslo, da Cadice ad Atene a San Pietroburgo, ma sempre rispettando i limiti di velocità.E comunque, sulla distanza, arrivando spesso prima degli smanettoni glandicefali,che si sparano i 270km/h per pochi km e poi si perdono in cazzeggi di un'ora nei parcheggi austradali.Quando non li vedi riuniti attorno ad uno di loro a terra.E mi si stringe il cuore ogni volta.E sono troppe le volte che li ho visti a terra con il volto pietosamente coperto.Io la ringrazio,sinceramente,per il messaggio che diffonde sulla sicurezza in moto,da anni,con la pacata serenità di chi in moto ci và veramente e se ne frega della smargiassata da mononeuronali d'accatto.Quando ho voluto provare il brivido dei 300 all'ora l'ho fatto in pista con una Hayabusa prestatami da un amico. Dopo di che la mia adrenalina è un panorama di montagna, una scogliera croata, l'immensità del deserto africano, la recente manifestazione di solidarietà a Roma con quasi 500 motociclisti per portare un giocattolo ai bambini ricoverati.E ho ancora il piacere di salutare un motociclista,di fermarmi ad aiutarne uno fermoper strada,di scambiare due chiacchiere in un bar di paese o condividere il viaggio con altri.La moto non deve essere un'arma per idioti ma uno stile di vita, un modo di essere, una esternalizzazione della nostra anima libera e nomade. Per vivere meglio. Non per morire da imbecilli. Grazie ancora, caro Cereghini, e...lamps a tutti. Michele Calò
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