Nico Cereghini: “Ducati vince tutto e in più rilancia, che forza!”
Ciao a tutti! Dalla domenica trionfale del doppio appuntamento di Buriram e poi di Jerez la Ducati esce ancora più titolata: Alvaro Bautista campione mondiale della SBK per il secondo anno di seguito, la rossa aritmeticamente certa di conquistare anche il titolo piloti della MotoGP a tre gare dal termine. Che il re alla fine sia Pecco Bagnaia, Jorge Martin o Marco Bezzecchi.
Tutto questo dopo aver centrato fin dalla gara Sprint di Mandalika il mondiale costruttori MotoGP 2023 (per la quarta volta di seguito), dopo avere già festeggiato il diciannovesimo titolo mondiale costruttori tra le Derivate (il diciannovesimo dal 1991) nonchè il titolo mondiale piloti e costruttori anche della Supersport con Nicolò Bulega.
Impressionante. Un palmares che impressiona chi segue il motosport e anche chi non lo segue. E ancora più impressionante per chi come noi registra storie ed emozioni del motociclismo da oltre mezzo secolo. Era l’altro ieri ed eravamo a Imola con altri 70.000 per la prima 200 Miglia della storia, il 23 aprile del ‘72, e festeggiavamo la coppia Paul Smart e Bruno Spaggiari primi classificati sulle Ducati 750 Sport di Taglioni. Senza poter nemmeno immaginare che un giorno Borgo Panigale potesse arrivare a dominare - sì dominare - il nostro sport.
Invece, soltanto un anno dopo scendevamo in pista con una splendida SS 750 di pre-serie nella 500 km di Misano, quarti assoluti e con il giro più veloce. Già tutto stava cambiando, a ben guardare, ma ci sono voluti cinquant’anni per arrivare dove siamo oggi.
Taglioni e Borghi, ma anche Farnè e Guliano, Gandossi e Spaggiari, Caracchi e Nepoti con Mike Hailwood al TT... Poi, più recentemente, Filippo Preziosi con il suo entusiasmo e Dall’Igna con la sua lucidità e Claudio Domenicali con quella tenacia... Tanti personaggi ho conosciuto in tutti questi anni, e naturalmente tanti piloti della SBK, del mondiale velocità e anche dell’endurance. Tutti protagonisti di una avventura che anno dopo anno e gara dopo gara, grazie all’entusiasmo di chi scendeva in pista, all’ingegno dei progettisti e alla competenza di chi lavora a Borgo Panigale, è diventata una meraviglia assoluta.
Siamo fieri di questa Ducati. Che certo, italiana nella proprietà non lo è più ma sono i tempi, bellezza, quello che conta è che siano soprattutto italiane le persone che ci lavorano e le catene di montaggio. Made in Italy, comunque. E adesso che Ducati decide di sbarcare anche nel motocross e sceglie Tony Cairoli per il programma corse e già annuncia una futura produzione nell’off road siamo ancora più fieri di questa Ducati. La sfida si allarga, nessun risultato sembra impossibile per questa superDucati.
Quest' anno sembra di vedere un trofeo monomarca, è un peccato perché se le giapponesi fossero più competitive le vittorie della Ducati acquisterebbero più valore di adesso.
Speriamo nelle altre case Europee che con il prossimo anno siano della partita.