Nico Cereghini: “Lo smartphone fa più vittime del motorino”
Ciao a tutti! Leggo su La Repubblica di venerdì 5 ottobre un articolo che fa riflettere.
Lo ha scritto Giuseppe Riva, docente di Psicologia della comunicazione all’Università Cattolica di Milano: il suo libro “La solitudine dei nativi digitali” fa parte della collana “genitori si diventa” realizzata per il prestigioso quotidiano.
Riva parte dal fatto che siamo tutti abituati a considerare pericoloso il motorino, e che una delle battaglie che caratterizzano la vita delle famiglie degli adolescenti è proprio la richiesta del cinquantino da parte dei figli. Poi si può decidere per il sì o per il no, a seconda delle personali esperienze, ma il punto è che figli e genitori sono consapevoli che il motorino è potenzialmente pericoloso, e nessuno mette in discussione che per usarlo ci vogliano una patente e la conoscenza delle regole.
Ma per lo smartphone questa consapevolezza non c’è. Anche se i dati dicono che «moltissimi adolescenti si suicidano ogni anno per motivi legati all’esperienza dei media digitali: dal cyberbullismo al sexting. Nel 2015 i giovani e i giovanissimi morti per suicidio sono stati quasi cinquecento, almeno un quarto dei quali legato all’uso dei dispositivi digitali, mentre col motorino sono morte poco più di cento persone».
Ora, io non so esattamente dove il professor Riva abbia trovato questi dati, che per onestà devo subito ridimensionare ricordando che oggi sono ben pochi gli adolescenti che guidano i motorini sulle nostre strade.
Purtroppo per loro, dico, perché non sanno che cosa si perdono. Ma credo anche che per molti di noi, genitori o zii o nonni, o anche semplici osservatori della vita moderna, questo fenomeno dei bambini e dei ragazzini sempre connessi costituisca una seria preoccupazione.
Quante volte abbiamo pensato ai pericoli che corrono, e avremmo voluto gridare: vai, scappa, corri, ci sono tante cose più interessanti da fare! Ma questo è il nostro mondo...
Giuseppe Riva invita i genitori a riflettere: se lo smartphone è più pericoloso del motorino, allora possiamo almeno cercare di limitare i danni, in due modi. Avvicinando gradualmente il proprio figlio all’uso dello smartphone (prima un telefono che sia solo in grado di telefonare, poi uno smartphone senza connessione a Internet, poi senza account social, eccetera); oppure dare ai figli il dispositivo soltanto dopo la loro firma su un vero contratto, che indichi i loro doveri: la condivisione della password, l’accordo sugli orari, il divieto del sexting e avanti così.
Naturalmente noi motociclisti siamo anche utilizzatori, dello smartphone, non se ne può più fare o meno, o quasi. E siamo abituati a demonizzarlo soltanto quando lo intravvediamo nelle mani dell’automobilista di turno, quello che ci taglia la strada e “non ci aveva proprio visto”.
La scorsa settimana, lo giuro, ho sorpreso un guidatore di tram che avanzava con gli occhi bassi, mi sono alzato in piedi sulle pedane, l’ho beccato che smanettava sul cellulare e l’ho strombazzato immediatamente. Il delinquente. Non si sa più a che santo votarsi, sulla strada, ma da oggi mi sento ancora più autorizzato a sperare che tanti ragazzini in più si avvicinino al motorino.
Pericolo per pericolo, almeno si divertiranno davvero. E insieme al professor Riva, invito i genitori a pensarci seriamente.
-
76diablo, Napoli (NA)C è solo una legge che funziona, sequestro se ti becco. Null altro.
-
elr0ndk, Piane Crati (CS)Smartphone e social stanno diventando una piaga sociale: per carità, non dico che vadano banditi, anche io ne faccio uso, ma la bellezza del gesto del dito che contestualmente all'accensione della moto spegne o isola (modalità aero) lo smartphone è difficile da raccontare, se non lo si fa in prima persona.