Nico Cereghini: “Loca e Lowes, le seconde guide crescono”
Ciao a tutti! Abbiamo vissuto un bellissimo fine settimana, con la SBK a Phillip Island e tanti piloti italiani protagonisti. La parola giusta è: meraviglia. Abbiamo goduto di una serie di bellissime sorprese, cominciando dall’esordiente Nicolò Bulega con la sua superpole straordinaria e poi subito la prepotente vittoria in gara 1 con la V4R Panigale che guida come un veterano.
Una bellezza. E naturalmente un GP non basta, meglio essere prudenti, ma sono tanti i grandi talenti che fanno suonare le trombe del nostro motociclismo: Andrea Iannone fermo da quattro anni eppure veloce e motivatissimo, poi Roberto Locatelli e Danilo Petrucci, Yari Montella che aggredisce la stagione con la doppietta in SuperSport, e ancora Rinaldi e Bassani in SBK.
E su Bulega e su Iannone ci sarebbe tanto da scrivere, ma oggi voglio soffermarmi sui due A.L.: Andrea Locatelli e Alex Lowes. Il titolo è facile: seconde guide crescono alla svelta. Perché si tratta di un fenomeno noto da anni, ma sempre stupefacente: liberati dall’ingombro di due capisquadra fortissimi come erano in Kawasaki Rea e in Yamaha Ratzga, il britannico e il selvinese hanno fatto un salto in alto che neanche Tamberi: letteralmente trasformati!
Certo, nel caso di Lowes bisogna considerare, come ci racconta Carlo Baldi, anche gli altri cambiamenti avvenuti nel suo box: le superconcessioni assegnate alla Kawasaki e poi Pere Riba che seguiva Rea ed è passato a lui. Bisogna anche aggiungere che, come dicono gli stessi protagonisti, la musica potrebbe cambiare quando si arriverà sui circuiti europei, ma intanto Lowes ha vinto due gare (quando negli ultimi dieci anni ne aveva vinte solo altre due) e il Loka se l’è giocata da autentico protagonista. Tanto che con un pizzico di fortuna in più…
Fenomeno noto, dicevamo, e ci torna subito alla mente quel meraviglioso, incredibile, commovente weekend del 27 aprile 2003 a Welkom, Sudafrica.
Eravamo al muretto di fianco a Fausto Gresini il sabato e in cabina di commento la domenica: fu una giornata indimenticabile perché Sete Gibernau, che prima di allora era un pilota mediamente veloce, vinse incredibilmente la 500 e dedicò la vittoria al compagno di squadra Kato, che ci aveva appena lasciato.
Tanti di voi lo ricordano di certo. Daijiro Kato era nel team Gresini dal 2000, prima in 250 con il titolo 2001 e poi in MotoGP. In quella stagione 2003 la Honda gli aveva affidato, unico pilota esterno, una RC211V ufficiale e il 6 aprile, al terzo giro del GP del Giappone a Suzuka, quella moto tradì il suo pilota e Kato finì a 140 all’ora contro un muro che non doveva esserci. Morì dopo due settimane di coma il giorno 20, lasciando la moglie Makiko e i due figli.
Quando si andò in Sudafrica tutto il team Gresini portava il lutto al braccio ed era letteralmente azzerato. Sete ereditò la moto ufficiale, non so come avessero trovato le forze per continuare. Gibernau, che era in 500 dal ‘97 e prima di allora aveva vinto una sola gara a Valencia nel 2001 con la Suzuki, stabilì la pole e poi trionfò staccando Valentino e Max. Quell’anno avrebbe vinto ancora tre GP e sarebbe salito sul podio ad ogni gara.
In quel caso, purtroppo, la prima guida abbandonò il suo posto in modo troppo drammatico, a Suzuka non siamo più tornati. Ma una cosa è certa: la sua seconda guida fece uno scatto mentale impressionante, e quel tipo di meccanismo funziona ancora.
E che Rea non conosce ancora bene la R1. Al contrario di Locatelli.