Nico Cereghini: "Il sole brucia, ma l'asfalto di più"
Ciao a tutti!
Sono qui fermo al semaforo rosso, sull’asfalto semiliquido e nell’aria rovente cacciata dai condizionatori dei berlinoni e dei Suv, inguainato nella mia giacca tecnica con le protezioni e i polsi ben chiusi sotto i guanti. Si cuoce. Meno male che questa mattina mi sono detto l’integrale no, oggi non ce la faccio, infilo il jet.
Da bravo motociclista mi guardo intorno (ai bravi motociclisti non scappa niente e nessuno) e nell’ordine annoto: T-Max a ore tre con soggetto corpulento in canotta gialla e calzoncini corti, casco Momo, probabili le infradito ma è parzialmente coperto dal cofano di una 500; Hornet a ore quattro con soggetto smilzo in t-shirt nera, jeans e Jet; alla mia immediata sinistra, a dieci millimetri, Vespa 250 Touring con coppia di giovani vestiti da spiaggia, forse vanno in spiaggia davvero, sento odore di creme solari; a ore dodici, davanti a me di traverso sulle strisce, tamarro con scooterino in disordine, casco molle tutto all’indietro, rayban, braccia e gambe nude. Ordinaria cartolina di traffico (fermo) metropolitano.
Il fesso sono io che mi sono vestito da viaggio per fare cinque chilometri in città a 33 orari di media? Il dubbio viene per forza, tosto cancellato da una serie di amari ricordi: quella volta che ci misero due ore con la pinzetta, al pronto soccorso, per levare dalle braccia del mio amico Mario tutti quei pezzettini di asfalto; i 35 giorni trascorsi dal mio compagno di liceo Stefano galleggiando in una specie di piscina-letto con tutta la schiena e il culo smerigliati a fondo dalla caduta in autostrada a 120 all’ora, in jeans e maglietta; quella ragazza che non è più venuta con me dopo la limata a gomiti e ginocchia che prendemmo con lo scooter in viale Papiniano scivolando sulla macchia d’olio. E avanti così, che i casi analoghi sono tanti.
Se qui al semaforo c’è un fesso, quello non sono io (il più fesso e quello con lo scooterino che è arrivato per ultimo e si è piazzato sulle strisce pedonali, di traverso davanti a me, e che per insegnargli la lezione, quando arriva il verde, parto subito e gli do un colpetto). No, il bravo motociclista non si fa fregare dal caldo e si veste sempre come la sicurezza comanda. Anche per fare cento metri.
La settimana scorsa ho scritto proprio qui che rispetto tutte le concezioni motociclistiche, che sono veri motociclisti tutti quanti: quelli che fanno le pieghe e quelli che vanno sempre piano. C’è un’eccezione: non sono veri motociclisti quelli che non si proteggono.
Ascolta l'audio di Nico nel box in alto a sinistra.
Concordo con nico
abbigliamento tecnico semi-omologato