Nico Cereghini: “Vorrei una superGuzzi per i Cent’anni”
Ciao a tutti! Oggi, 15 marzo, la Moto Guzzi compie cento anni e il gruppo Piaggio festeggia anche la Vespa, che è nata nel ’46, è giunta al Settantacinquesimo e ha ottenuto la serie speciale che vi abbiamo presentato. Ma la Guzzi è la Guzzi, altro carisma per noi motociclisti, e se tutto va bene ci troveremo a Mandello dal 9 al 12 settembre per le Giornate mondiali Moto Guzzi. La data è abbastanza lontana da sperare che questa maledetta pandemia sia in gran parte sconfitta.
Io mi prenoto fin da oggi. Avremo già a disposizione i modelli celebrativi V7, V9 e V85 TT nella speciale livrea “centenario”, e conto di vedere i primi segni del progetto più ambizioso del Gruppo: la creazione del nuovo impianto produttivo, nella sede storica con tanto di nuovo Museo con la lettera maiuscola. Un progetto antico e di recente rilanciato.
Alla Guzzi sono affezionato sia per il prodotto sia per alcuni degli uomini che ci hanno lavorato intorno: progettisti, disegnatori, dirigenti, impiegati e operai, donne e uomini, e poi i collaudatori, i piloti eccetera. Sono nato a venti chilometri in linea d’aria da Mandello, non ho avuto la fortuna di incontrare Giulio Cesare Carcano, ma ne ho conosciuti tanti di guzzisti nell’anima, a decine, da Lino Tonti a Vittorio Brambilla, e tutti così appassionati del loro marchio da contagiarti anche se eri nato gilerista o nel tempo eri diventato laverdista.
I tempi cambiano. E non in meglio. Cento anni fa per creare un fenomeno industriale bastavano tre amici geniali e tenaci come Parodi, Guzzi e Ravelli, appassionati di meccanica e di velocità. Oggi servono tante risorse, i campi inesplorati dell’innovazione non sono più così ampi, la concorrenza internazionale ha un potenziale altissimo. E’ molto più dura. Però ogni tanto mi domando se davvero non si potrebbe fare qualcosa in più.
Occorre riconoscere al Gruppo di Colaninno i meriti che indubbiamente ha: l’Aprilia è viva e corre in MotoGP e fa sognare tutti gli appassionati, oggi più che mai con la nuova RS-GP 2021; la Moto Guzzi è ancora lì dove è nata, nonostante certe gestioni precedenti a Ivano Beggio e rinnova e seguita a piacere; la Piaggio è la capostipite di un gruppo internazionale e solido che resta una bandiera del made in Italy come la iconica Vespa. Non è poco ed è giusto compiacersene.
Ma la passione è incontentabile e noi ci domandiamo: ma perché non andare un po’ oltre alla livrea “centenario” dei modelli già in listino? Perché non affidare a specialisti come i fratelli Guareschi, per esempio, la realizzazione di una bella special “100 anni dell’Aquila”, linee racing da sogno e motore “pistolato” come si deve, per una serie limitata? Oppure, come fanno anche i grandi gruppi auto, semplicemente vestire una Aprilia RSV4 RR con le forme e i colori di una Guzzi specialissima, numeri da 1 a 100? In fondo l’indimenticabile Marco Simoncelli conquistò il mondiale 250 del 2008 con una Aprilia travestita da Gilera, per dire, dunque i precedenti ci sono anche in casa.
Non sarebbe una cosa bella? Moto Guzzi, nel mondo, è soprattutto passione. E la passione è un sentimento che va coltivato.
Ho un certo "orgoglio italiano" e in garage ho solo vecchi catorci ben tenuti e funzionanti ( tra cui 2 belle Ducati, una vecchia Pegaso che sembra immortale, una Beta da trial e altro) ma la Guzzi rimane nel cuore.
Quando ho saputo che smettevano di produrre la nuova California 1400 ( ecco i preparativi per il centenario !) ho avuto la brutta sensazione che il marketing non va d'accordo con la passione e provo rabbia e disprezzo per chi riesce a tirar fuori dei gioielli e invece di crederci e promuoverli nel migliore dei modi ( sarebbe bastato farla usare in qualche bel film) e crearne una icona, preferisce tirare i remi in barca se non vede subito i risultati.
Per come la penso io, per i 100 anni avrei tirato fuori una 8 cilindri con carenatura a campana in chiave modern classic, con un prezzo elevato ma abbordabile ( non oltre i 20.ooo euro) e sarei stato certo di fare centro, anche se inizialmente in perdita.
Ma ora l'economia viaggia verso la cina e la cina è vicina e i cinesi pure.
Ma io non mi arrendo e compro solo roba bella e vecchia !
Donne giovani e motori vecchi e belli !!!
Tu per favore continua a scrivere tutto quello che ti passa per la testa e a tutti direi di pensare prima di comprare ciofeche !
Enrico di Gubbio
Aprilia, per la sua storia orientata ai giovanissimi (ricordate le AF1, le varie RS ecc?), avrebbe dovuto limitarsi (anche per il suo palmares nelle gare) a fare moto da 50, 125 a 600. L'RS660, l'unica moto attualmente azzeccata per il marchio, sostituisce quella che un tempo era la 250 2tempi. L'RSV4 invece, come le antenate bicilindriche, non ha mai venduto tanto perchè appunto Aprilia, anche in campo sportivo, ha radici nelle piccole-medie cilindrate e il successo in SBK è stato un fuoco di paglia. Se proprio avessero voluto farsi un solido nome, dovevano continuare a correre (e vincere) ufficialmente in WSBK.
Moto Guzzi invece, visto che nella sua storia ha prodotto di tutto (e intendo veramente di tutto), meritava lei il motore V4 Aprilia (sempre affiancato dal classico V2) e magari tornare a correre nel mondiale.
Penso che l'errore manageriale di Piaggio sia stato seguire il percorso tracciato dalla proprietà Beggio.
Per Beggio infatti, padre e padrone di Aprilia, per desiderio e giusta ambizione personale, aveva senso fare una 1000 che portasse il suo marchio, ma aveva capito, una volta entrato in possesso di Guzzi, che la casa dell'aquila aveva un'attrattiva (anche sportiva) maggiore e infatti, oltre a tentare di rilanciarla con modelli sportivi, avanzava l'idea di un ritorno alle corse (parole sue).
In Piaggio però, visto che ''lavorano di marketing'' e non di realtà dei fatti, non hanno capito nulla e hanno preso la strada sbagliata (sportive/supersportive Aprilia e solo moto turistiche per Guzzi), cannando per entrambe.
Non parliamo poi di Gilera o Laverda che, col mercato pre Covid, si sarebbero vendute da sole (Laverda poteva seguire il filone delle neo-retrò con una nuova SF, e Gilera fare moto da enduro/cross), Derbi scooter sportivi, e nessun marchio del Gruppo Piaaggio si sarebbe pestato i piedi