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Niente più specchietti? Suzuki al lavoro su una telecamera posteriore

- Non è una dashcam, ma la soluzione Suzuki potrebbe rivoluzionare estetica e sicurezza
Niente più specchietti? Suzuki al lavoro su una telecamera posteriore

Alcune moto moderne montano delle telecamere anteriori o posteriori: gli scopi possono essere diversi, se Kawasaki sulla sua H2 SX SE la usa per la commutazione automatica delle luci, molte moto cinesi ne sono dotate per un utilizzo come dashcam e quindi per fornire elementi probatori in caso di sinistro. C'è poi la rilevante e ormai - immaginiamo - imminente tecnologia delle videocamere utilizzate per implementare gli usili alla guida come Cruise Control adattivo o il V2X (l'interconnessione tra veicoli e infrastrutture) di cui l'anno scorso ad EICMA abbiamo avuto un assaggio allo stand Hitachi Astemo, ma troviamo anche un residuale utilizzo come sostituto degli specchietti retrovisori: è il caso della Norton V4SV che usa una telecamera posteriore per proiettare un'immagine sul dashboard, ma non fa comunque a meno delle classiche appendici ai lati del cupolino.

Questa tecnologia è interessante perché, se integrata con gli altri ausili alla guida come il Blind Spot Detection e con altri dispositivi come il radar, potrebbe aumentare il grado di sicurezza nella guida e nelle sue ipotetiche versioni future, inoltre, liberare i cupolini delle moto da "ingombranti" appendici come gli specchietti retrovisori. Suzuki, insieme a Tokai Rika, sta lavorando a un sistema integrato di telecamera posteriore con funzione di retrovisore e dashboard TFT, come riporta Cycleworld.

Il sistema non intenderebbe rimpiazzare gli specchietti, almeno non al momento, anche perché ci sarebbe da omogeneizzare questa tecnologica con le omologazioni e i codici della strada di ogni singolo Paese, tuttavia è chiaro che la proiezione di una porzione dinamica di quanto accade alle spalle del pilota può essere riportata sul dashboard con vari livelli di crop (ovvero di ritaglio e ingrandimento) a piacere del pilota oltre a poter essere legata all'uso degli indicatori di direzione e quindi variare il suo punto di osservazione in modo da "osservare" di volta in volta e automaticamente la zona più sensibile dal punto di vista della sicurezza.

 

Sistemi di questo tipo sono in uso nel campo automobilistico, tuttavia renderli fruibili nelle motociclette pone alcune sfide a partire da un'efficace interfaccia uomo/macchina che renda leggibili le informazioni e usabili le tecnologie quando si ha a disposizione un TFT che non può raggiungere le dimensioni di quello di un'automobile e, inoltre, il modo di interagire con il pilota in modo da fornire le informazioni giuste al momento giusto anche con l'uso di blocchetti elettrici che di certo non possono avere la medesima completezza di un cruscotto automobilstico.

Fonte e foto: Cycleworld

  • Silverkap
    Silverkap, Gavorrano (GR)

    Ma perché queste povere moto non le lasciate come sono invece di dover per forza trovare sempre qualcosa da rendere complicato e tutto sommato inutile?!
  • DettoFatto
    DettoFatto, Lodi (LO)

    C'è il problema della posizione rispetto alla visuale del pilota...intendo dire che gli specchi nella posizione tradizionale secondo me sono i migliori, perché devi spostare di poco lo sguardo; ma se devi guardare in basso il dashboard per vedere dietro, lo trovo poco ergonomico, quindi poco sicuro (lo stesso dicasi per gli specchietti montati girati sotto le manopole - una vera cazzata in termini di sicurezza).
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