Nuove Triumph dalla partnership con Bajaj. Saranno da 250 a 700 cc
Vi avevamo anticipato la notizia una settimana fa, nel frattempo dall’indiscrezione si è passati alla conferma.
Con un comunicato congiunto, Triumph e Bajaj Auto hanno annunciato oggi la creazione di una partnership globale che lega i due costruttori “nel lungo periodo”. Un accordo di tipo di tipo industriale e commerciale utile a entrambe le parti: Triumph potrà rinforzare “la propria penetrazione a livello globale in uno scenario di mercato in continua evoluzione, con particolare riferimento ai numerosi contesti emergenti ed in rapido sviluppo quali India ed altri mercati asiatici – scrive il comunicato – e a Bajaj consentirà di diventare uno dei principali partner commerciali di Triumph a livello globale, anche a livello logistico e distributivo”.
Dal 2017 si parlava di un accordo con il colosso indiano, ma prima ancora – la comunicazione avvenne durante EICMA 2013 - Triumph aveva mostrato il suo interesse verso i mercati asiatici annunciando il progetto di una nuova 250 da produrre nel suo stabilimento in Thailandiam (vedi la foto qui sopra).
Un progetto che però venne stoppato pochi mesi dopo, ufficialmente per ragioni strategiche, ma l’idea di allargare la gamma di motociclette Triumph verso le cilindrate medie e medio piccole non è mai stata accantonata.
Tanto più che i mercati cosiddetti emergenti – in realtà sono i più importanti e in crescita fra le piccole cilindrate – sono ricettivi nei confronti di moto con marchi storici e le stesse industrie occidentali (quelle giapponesi lo fanno da decenni) guardano a quelle aree del mondo per continuare a crescere.
BMW, KTM, Husqvarna, Harley-Davidson, Piaggio e la stessa Triumph già costruiscono in quell’area (India, Thailandia, Vietnam) e c'è chi ha già messo le basi per farlo anche in Cina attraverso accordi.
«E’ una partnership che permette a Triumph di entrare nel segmento delle medium e small bike – ci ha detto Andrea Buzzoni, direttore generale di Triumph Italia che abbiamo sentito in proposito – ovvero un segmento che è per noi tattico e strategico. Tattico perché è fondamentale sviluppare quel genere di moto per i mercati asiatici e sudamericani, strategico perché ci permetterà di offrire un prodotto più attraente per i giovani motociclisti occidentali che si cerca in tutti i modi di riavvicinare alla moto».
Si parla di progettare, sviluppare e produrre insieme una nuova gamma dai 250 ai 700 cc. Ma poiché i modelli saranno esclusivamente Triumph, Bajaj è di fatto un partner industriale che vi consentirà di produrre in India con vantaggi economici.
«Dal punto di vista industriale non si può entrare in quell’area in modo serio e profittevole senza farlo con un partner indiano viste le economie di scala che è in grado di sviluppare. Abbiamo scelto Bajaj con il vantaggio ulteriore che credo nessuna conosca meglio degli inglesi la cultura e la mentalità indiana».
Bajaj Auto Limited è una delle maggiori industrie all’interno di Bajaj Group, ovvero uno dei primi dieci gruppi indiani per fatturato. Come costruttore di motoveicoli, in termini numerici è il terzo al mondo e il secondo in India, dopo Honda e Hero: in India sono stati venduti l’anno scorso 19 milioni di motoveicoli.
Bajaj Auto è però anche partner societario di KTM Motorcycles, con una quota prossima al 49%, oltre che produttore di tutte le KTM e Husqvarna – non fuoristrada specialistiche - fino a 400 cc. E si occuperà della vendita delle Triumph nei paesi dove voi non siete ancora presenti.
Non ci può essere qualche rischio per Triumph?
«Va distinta la partecipazione societaria dalle sinergie e dalle collaborazioni di tipo tecnico e industriale. Bajaj ha interesse ad ampliare la sua collaborazione con Triumph anche per ragioni di knowhow, il fatto che abbia una grande partecipazione in KTM credo non influisca in questo senso. Anche perché al momento sono davvero pochi i punti in comune fra KTM e Triumph. Un possibile conflitto non ce lo vedo: sul fronte commerciale stiamo parlando di una distribuzione dell’intera gamma Triumph in India. In realtà noi siamo già presenti con una nostra filiale, però va detto che il mercato delle oltre 500 cc in India è davvero minimo, poche migliaia di unità l’anno. Dipende dalla politica protezionistica nei confronti delle industrie locali e dai dazi. Ma per entrare nel mercato indiano con modelli di piccola cilindrata è indispensabile una rete di vendita capillare, come quella che hanno i costruttori indiani nel loro territorio».
Confermato quindi che oltre all’accordo industriale e commerciale non c’è nessuna intesa di tipo societario, è ipotizzabile il 2023 come anno di arrivo dei primi modelli Triumph prodotti in India?
«Plausibilmente sì, ma la priorità sarà data ai mercati asiatici e sudamericani, per cui in Europa potrebbe accadere un po’ dopo. Inizieremo con modelli inferiori ai 500 cc, nei mercati come il nostro è importante avere dei modelli che ci permettano di raggiungere i giovani motociclisti. Modelli con attenzione al costo ma che siano curati e certo non poveri».
E’ un un po’ quello che sta facendo KTM…
«Però stiamo parlando di modelli con una forte impronta dello stile inglese. Saranno Triumph in tutto e per tutto: coerenti nell’attenzione al prezzo ma con qualità premium. Come filiale siamo contenti di questa decisione perché ci permetterà di rivolgerci ai giovani con prodotti che attualmente non abbiamo e di rafforzare la nostra offerta alla rete di vendita».
I vertici di Triumph e Bajaj hanno così commentato l’accordo:
“Si tratta di una partnership estremamente importante per Triumph – ha detto Nick Bloor, CEO di Tiumph Motorcycles - e sono lieto che da oggi possa ufficialmente cominciare. Oltre a darci la possibilità di competere in nuovi mercati, la gamma di modelli che svilupperemo insieme ci consentirà di avvicinare al brand nuovi clienti, soprattutto giovani, e costituirà un ulteriore tassello a sostegno della nostra strategia di espansione a livello globale. L’accento cadrà sui mercati in rapido sviluppo del Sud-Est Asiatico, ma anche contesti più maturi, quale quello europeo, ne trarranno beneficio".
Rajiv Bajaj, Managing Director di Bajaj Auto India, ha aggiunto “Il marchio Triumph è una vera icona in tutto il mondo. Siamo certi che non solo in India, ma anche in molti altri mercati asiatici, la futura gamma di motociclette susciterà immediato interesse. Non vediamo l’ora di cominciare concretamente a lavorare al fianco di un produttore tanto prestigioso, mettendo a disposizione tutta la competenza e le conoscenze che abbiamo per rendere la nuova partnership un solido successo”.
Triumph che, dopo la Thailandia, va a produrre in India, in stabilimenti Bajaj... che è proprietaria al 50% di KTM che a sua volta va a produrre in Cina, in stabilimenti CFMoto, che a sua volta si appresta a esportare in Europa le sue moto, industrializzate su licenza Kawasaki, re-brandizzate con marchio Morini...
H-D che si fa produrre in Cina moto di piccola cilindrata (utiolizzando le stesse linee che già sfornano le moto Benelli), da marchiare con suo logo per il mercato locale... sempre che poi non decidano di importarle anche da noi.
Cinesi che si comprano marchi europei decaduti o in crisi e si producono in casa moto più o meno cheap, ma con brand prestigiosi, che poi rivendono sul nostro mercato a prezzi competitivi rispetto alla concorrenza giapponese.
E sempre più spesso questi cinesi e indiani si producono tutto in casa: non solo telai e motori, ma anche forcelle, freni e elettronica.
Europei che vanno a produrre e vendere in Estremo Oriente, dovo sono già presenti da anni i giapponesi (ma anche la grande industria dei componenti), per industrializzare le piccole cilindrate (che da noi erano praticamente scomparse), destinate sia al mercato locale sia al nostro mercato, come ben evidenziato nell'articolo... e meno male che qualcuno inizia ad accorgersi che una moto entry-level da 7.000 euro forse non è alla portata economica dei giovani d'oggi.
Poi però queste industrie europee ci prendono gusto e producono totalmente in oriente anche le moto di medio-grande cilindrata (ad esempio 700 cc per Triumph, 890 per KTM) da rivendere a noi in Europa a prezzi premium, adottando politiche industriali impensabili fino a pochi anni fa.
Mentre ci sono prestigiose case europee che già da tempo si fanno produrre in Cina i loro decantati e costosi motori, per poi certificare l'assemblaggio della moto made in Germany.
A questo punto fa davvero un figurone Royal Enfield che, indiana al 100%, per proprietà e produzione, apre un centro-stile e "progettazione" in Inghilterra...
Comunque andrà a finire, nel mercato automotive, nulla sarà più come prima!