Recovery Fund, l'ultima (vana) speranza per un sostegno al mercato moto
Come abbiamo già scritto, il cosiddetto Decreto Rilancio emanato dal Governo il 19 marzo scorso non prevede un vero sostegno alla filiera dell'automotive attraverso incentivi all'acquisto di moto, scooter o automobili. C'è però la speranza che il progetto di Recovery Fund, presentato in Commissione Europea dalla Presidente Ursula von Der Lyen possa in qualche modo supplire e aiutare un comparto che si stima, per adesso, proiettato verso una contrazione delle vendite nell'ordine del 33% nel 2020, a causa dell'emergenza Covid-19.
Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, in audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato sul decreto Rilancio, il 26 maggio ha rivendicato il forte impegno politico che il Governo italiano ha espresso sulla stesura del progetto di Recovery Fund, mettendo pure l'accento su "piani specifici" per alcuni settori: "penso al turismo come all'automotive", ha dichiarato il Ministro in audizione. Poiché, tecnicamente, sotto l'insegna automotive rientrano anche le "due ruote", è velleitario pensare che il Recovery Fund possa quindi rappresentare un'ultima spiaggia per sperare in un sostegno anche al settore moto? Forse.
In che cosa consiste il piano
Il piano - battezzato Next Generation Eu - presentato in Commissione è un fondo di ripresa associato al bilancio a lungo termine dell’Unione Europea 2021-2027 del valore di 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi sotto forma di sovvenzioni e 250 miliardi sotto forma di prestiti, che verrebbero ottenuti tramite l'emissione di debito rimborsabile tra il 2028 e il 2058 attraverso il bilancio comunitario. È importante sottolineare che - al momento - questa è soltanto una proposta che deve attraversare un iter negoziale e approvativo per diventare esecutiva. Nella sua forma attuale, l’Italia ne beneficerà con 172 miliardi, 82 dei quali formalmente a fondo perduto e il resto in prestiti: l'auspicio del settore motociclistico è che almeno parte di queste risorse possano essere destinate a mitigare la crisi in cui versa il settore moto a seguito della pandemia.
Il percorso, però, è ad ostacoli: secondo la proposta, gli Stati dovranno presentare a Bruxelles dei piani nazionali in cui indicare le riforme e gli investimenti che intendono finanziare e, al momento, le aree di intervento preferite dalla Commissione sembrano essere i settori della digitalizzazione, 5G e Green Deal. Questi programmi nazionali dovranno quindi essere approvati non solo dalla Commissione, ma anche dal Consiglio Europeo all'unanimità, dove quasi certamente i Paesi definiti "frugali" (Olanda, Austria, Svezia e Danimarca) si metteranno di traverso. I fondi, inoltre, verranno erogati a rate, sulla base dei progressi compiuti nell’attuazione delle riforme dei singoli Stati e, in ogni caso, l'orizzonte temporale sembra quello del 2021.
Un'ipotesi poco probabile
Alla luce di tutte queste circostanze, l'eventuale applicazione in sede europea di un tempestivo e congruo supporto al comparto moto attraverso il Recovery Fund appare ancora incerta; la crisi del settore è innegabile, e sarebbero auspicabili interventi decisi, uno dei quali sarebbe facilmente attuabile e avrebbe effetti immediati: pensiamo alla possibilità di continuare a vendere anche nel 2021 le moto Euro 4, proposta che l'ACEM, l'associazione europea dei costruttori del settore "due ruote", ha già formulato in modo chiaro nelle sedi nazionali ed europee.
Quindi il settore é strategico quanto le auto