Rimini Street Food: con Ducati alla riscoperta delle tradizioni romagnole
Alzi la mano chi non annovera fra i suoi ricordi adolescenziali una vacanza sulla riviera romagnola. Bene, accomodatevi fuori, accompagnati dal nostro compatimento – non amiamo granché gli eccessi del turismo di massa e del divertimentificio senza limiti immortalati nell’immaginario collettivo dalla Riviera degli anni 80 e 90, ma chiunque si aggiri attorno alla mezza età sa bene come una vacanza del genere fosse una specie di rito di passaggio. Una vacanza che prevedeva immancabilmente – un po’ perché il budget da adolescenti era quel che era, un po’ perché tutto sommato era roba buona – uno o più pasti quotidiani negli onnipresenti chioschetti che offrono piadina, “minuteria ittica” e altre gustose ricette tradizionali adatte al consumo su un tavolinetto all’aperto (o magari passeggiando) accompagnate da una birra fresca.
«Si parla tanto di valorizzazione dei nostri beni culturali, ma i discorsi restano spesso lettera morta» ci accoglie il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi, che alla punta polemica fa seguire, nel classico pragmatismo romagnolo, la propria risposta: «Noi abbiamo pensato che questa valorizzazione, questo percorso che vorremmo puntasse a riportare le nostre città ai livelli del top europeo, dove si può lasciare che i bambini vadano a scuola da soli senza timore, passi anche per la riscoperta delle tradizioni alimentari» E’ nato così un progetto, scaturito dalla mente vulcanica di Filippo Polidori ed immediatamente appoggiato dallo star chef Massimo Bottura, che ha trovato immediatamente riscontro negli sponsor Rolling Stone (qui presente attraverso il suo direttore Michele Lupi, che vanta un buon curriculum da appassionato motociclista) e soprattutto Ducati.
«Ducati non sponsorizza, Ducati sposa progetti» ci tiene però a sottolineare subito il Responsabile della comunicazione Francesco Rapisarda, che prende la parola per sottolineare le ragioni del coinvolgimento in un progetto che valorizza un territorio unito idealmente da quella Via Emilia che taglia in diagonale tutta l’Emilia Romagna. Del resto la Casa di Borgo Panigale è da tempo legata a filo doppio con la Romagna: anche senza andare a rievocare le competizioni , non è certo un caso se a Bologna a suo tempo hanno scelto il circuito di Misano Adriatico come teatro del raduno mondiale Ducati, il WDW. O se fu proprio a Riccione, altro caposaldo incrollabile della Riviera Romagnola, che Ducati allestì ad inizio millennio l’indimenticabile festa per celebrare adeguatamente la produzione di 100.000 Monster.
Ma di cosa stiamo parlando? Facile: di una piccola guida tascabile alle eccellenze dello Street Food riminese, capace di condurvi per mano da una “baracchina” all’altra e cancellare definitivamente l’idea che il cibo da strada non possa essere di elevata qualità o di ottima fattura e tradizione. Non siete convinti? A confermarcelo c’era appunto Massimo Bottura (chef insignito di ben tre stelle Michelin alla guida de “La Francescana” di Modena, recentemente entrato fra i migliori 50 ristoranti al mondo) che, nell’atto del dare la sua personale benedizione all’iniziativa, ha raccontato appassionatamente come sia rimasto conquistato da più di una piadina romagnola a tal punto da elaborarne una sua interpretazione. Ispirata al borlengo dell’Appennino modenese, la “Piada Rimini Street Food 2013 di Massimo Bottura” dovrebbe essere tiratissima, sottile come un’ostia, per diventare croccante ed accogliere al meglio un pesto di lardo di mora romagnola, Parmigiano Reggiano invecchiato 36 mesi, aglio, rosmarino e pepe nero.
Da parte nostra apprezziamo da lungo tempo la piadina romagnola, soprattutto quando preparata con tutti i crismi – è prassi purtroppo abbastanza diffusa fra i ristoratori di pochi scrupoli non preparare più la piada, ma acquistarla pronta da cuocere. E allora ben venga una guida che aiuti a riscoprire un cibo semplice, che oltre all’edizione cartacea (stampata in 230.000 copie e distribuita con la rivista Rolling Stone nonché prelevabile gratuitamente presso alberghi e uffici informazioni della città di Rimini) si propone anche in una versione al passo con i tempi – una webapp scaricabile all’indirizzo www.riministreetfood.com – che può guidarvi attraverso il vostro smartphone alle migliori piadinerie, bar e chioschetti di Rimini. La mappa dei chioschi di Rimini Street Food, a cui verranno costantemente aggiunti nuovi luoghi e nuove descrizioni, vi permette di geolocalizzare la vostra posizione e calcolare il percorso più breve da fare per raggiungere il luogo prescelto.
Non abbiamo avuto bisogno di montare lo smartphone sul manubrio in questa giornata riservata alla stampa di Rimini Street Food 2013: guidati dalla Polizia Municipale abbiamo potuto girellare piacevolmente per Rimini – che molti dimenticano essere una città d’arte e non solo capitale della vita notturna romagnola – sfruttando l’agilità e la versatilità delle nuovissime Ducati Hyperstrada. Lo storico scenario del Grand Hotel, celebrato più volte dal Riminese per antonomasia Federico Fellini, ci ha visti partire alla volta del Ponte di Tiberio per poi puntare verso l’entroterra e le colline. Una bella strada in cui godersi il solo fatto di essere in moto ci ha portato al meraviglioso borgo di Verucchio da cui si può ammirare tutta la pianura sottostante, per poi scendere al Colle di Covignano e fermarci al “Baretto della Buona Piadina”, dalla Ilde, per far finalmente lavorare le mandibole.
Vi assicuriamo che la piaggeria non c’entra in quello che stiamo per dire: la piadina, quella vera, è un cibo che non ha nulla da invidiare a pietanze più quotate o stimate. E basta non avere le papille gustative interrotte, per dirla con Elio e le Storie Tese, per rendersene conto al primo morso di una piada della Ilde. Magari “buttandola giù” con un sorso di birra, nel nostro caso la chiara prodotta dall’agriturismo La Cotta, che ci ha saputo rinfrescare e allo stesso tempo stuzzicare – amara al punto giusto, delicata e non particolarmente impegnativa dal punto di vista del grado alcolico. Anche perché poi tocca rimettersi in sella.
Fra appassionati di moto – categoria che legava in maniera abbastanza trasversale tutti i partecipanti all’iniziativa – ci si intende subito, e basta un pizzico di piacere conviviale per sciogliere le lingue. Si parla di moto ma anche di cibo, quello buono, scoprendo nel contempo fenomeni come il pastificio Mancini. L’unico in Italia – il che equivale dire al mondo – che cura la produzione della pasta dalla semina del grano fino al confezionamento del prodotto finito, dove invece tutti gli altri per la dura legge dei numeri sono costretti ad approvvigionarsi da terzi e sul mercato estero - la produzione granaria italiana basta infatti a soddisfare si e no il 30% del fabbisogno dei pastifici.
Il nostro giro, dopo una discesa gustosa almeno quanto la salita, si è concluso con un rientro in città e l’approdo – il termine non è scelto a caso – presso il chiosco della Iole sulla banchina del Portocanale riminese. Locale solo apparentemente semplice che offre invece alla clientela un piatto capace di conquistare anche il più cinico dei gourmet: una piada da farcire con radicchio (e cipolla, per chi non teme l’alito pesante) ma soprattutto strepitosi sardoncini arrostiti a fuoco vivo sulla griglia del barcone ormeggiato a fianco.
L’avrete capito: l’esperienza di Rimini Street Food ci ha conquistato, e non è sicuramente un caso se ha già fatto diversi proseliti fra i comuni di tutta Italia, come ci ha raccontato con malcelato orgoglio il Sindaco Gnassi. In mezzo a tante chiacchiere in politichese il vedere un’iniziativa concreta volta a valorizzare davvero qualcosa che già esiste, è patrimonio di tutti ma aspetta solo di venire promosso rende chiunque la provi un po’ più ottimista.
E se proprio non vi piace la piada, sulla guida troverete comunque locali che servono frutta, porchetta, cassoni alle erbe e tante altre specialità romagnole. Se poi vi serve una scusa per visitare il capoluogo romagnolo e sfruttare la guida Rimini Street Food vi basti pensare che il tracciato di Misano Adriatico è a un tiro di schioppo, per non parlare dei passi appenninici che uniscono la Romagna alla Toscana…