Triumph Daytona 660: Sportiva con classe
Il segmento delle sportive di media cilindrata sta vivendo una trasformazione che ha generato un interessante spin-off, quello delle sportive “accessibili” magari mutuate dalla medesima piattaforma della naked o dalla crossover della stessa Casa. Se da una parte troviamo infatti un ritorno delle hypersport di 600 cc da 120 cavalli, dall'altro lato abbiamo che la voglia di moto agili, divertenti, da usare ogni giorno e accessibili ha trovato spazio nel segmento delle sportive non esasperate per prestazioni, posizione di guida o dotazione, moto comunque più che adeguate a togliersi qualche soddisfazione nella guida allegra o, perché no, in pista.
In questo dinamico segmento si inserisce adesso anche Triumph con la nuova Daytona 660 il cui nome ha una genesi iconica: le moderne carenate di Triumph si chiamano così per celebrare l'incredibile e inaspettata impresa del 1966 nella Daytona 200, dove Buddy Elmore in sella alla Triumph T100R, risalendo dalla 46esima posizione, andò a vincere la gara (vittoria ribadita in tempi più recenti con il trionfo nella 200 miglia di Daytona del 2014).
Insomma, un nome che nel corso della storia recente di Triumph ha sempre individuato le sportive di punta della Casa inglese che dopo la 750 e la 900/1200, negli anni '90 ha partorito l'indimenticata T 595 Daytona derivata dalla Speed Triple per passare dalle 675 fino al capolavoro della magnifica serie limitata delle Daytona 765 Moto2 del 2020 che segnò la temporanea assenza in Triumph della famiglia delle sportive carenate, interrotta oggi dalla Daytona 660.
La nuova Daytona 660 è quindi una moto molto diversa nella sua genesi dalle precedenti sportive di Hinckley: non prende spunto da un'aggressiva naked ma mutua telaio e motore dalla Trident, una roadster che condivide già la piattaforma con la crossover Tiger Sport 660, due moto che hanno venduto fino ad adesso oltre 40.000 esemplari cumulativamente, avvicinando al mondo della moto nuovi motociclisti grazie alla loro globale accessibilità, ai costi di gestione contenuti ma senza rinunciare alla qualità Triumph e alle doti dinamiche e motoristiche che contraddistinguono le moto di Hinckley; di fatto gli stessi presupposti che hanno portato alla nascita della Daytona 660 che arriva in un segmento abitato già da Honda CBR650R, Kawasaki Ninja 650, Suzuki GSX-8R e Yamaha R7, ma dove è l'unica tre cilindri; vediamo come è fatta e in cosa differisce dalle sorelle che sfruttano la stessa piattaforma.
Motore ed elettronica
Partiamo innanzitutto dal motore e dall'elettronica; tutta la moto è focalizzata sul massimo del divertimento stradale quotidiano, il motore però e decisamente evoluto rispetto alla Trident: la potenza del tre cilindri a quattro valvole per cilindro cresce fino a 95 CV a 11.250 giri/min e la coppia balza a 69 Nm a 8,250 giri/min (81 cv e 64 Nm sono i valori invece della Trident e della Tiger Sport, superati dalla Daytona del 17% nella potenza e del 9% nella coppia massima) con un’erogazione che – dichiara Triumph - unisce la schiena del tricilindrico (oltre l’80% dei 69 Nm di coppia massima è disponibile a partire da 3.125 giri/min) con un allungo che arriva fino a 12.650 giri, oltre a un corposo timbro del sound di scarico che proviene da un impianto inedito. Il cambio a sei rapporti è dotato di frizione assistita e per venire incontro alle patenti A2 è disponibile inoltre un kit per il depotenziamento con un comando gas dedicato e una messa a punto del motore che limita la potenza a 35kW.
Grazie anche al ride by wire, sono disponibili tre diverse mappe motore (Sport, Road e Rain): ciascuna modalità offre un’accelerazione e un livello di intervento del controllo di trazione (disattivabile) diversi, con la versione Sport adatta tanto all’uso stradale che alle sessioni in pista. Tutte le funzioni sono selezionabili tramite il dashboard ibrido LCD/TFT a colori, compatibile con My Triumph Connectivity System. Sul lato delle novità in tema di dotazione elettronica fa la sua comparsa il nuovo sistema Emergency Deceleration Warning che attiva le luci d’emergenza posteriori per allertare gli altri utenti della strada in caso di "panic stop".
Ciclistica e dotazione
La ciclistica vede la Daytona 660 sfruttare lo stesso telaio della Trident 660 ma le misure caratteristiche sono diverse in funzione dell'utilizzo previsto per la sportiva: il telaio perimetrale in acciaio con forcellone bibraccio nello stesso materiale vede adesso un interasse di 1425,6 mm, 23,8° di inclinazione del cannotto di sterzo e un'avancorsa di 82,3 mm, valori che definiscono un maggiore carico sulla ruota anteriore grazie anche al set up specifico delle sospensioni: contribuisce anche questo risultato anche la posizione di guida con manubri clip on posizionati sopra la piastra della forcella.
All'avantreno troviamo una forcella Showa a steli rovesciati SFF-BP da 41 mm di diametro e 110 mm di escursione (perde 10 mm di escursione rispetto alla naked), priva di qualsiasi regolazione, mentre al retrotreno il mono (Showa RSU) ha la regolazione del precarico con un pratico pomello remoto e garantisce alla ruota una corsa di 130mm. La sella si trova a 810 mm da terra, appena 5 mm in più della Trident e comunque spia di un bilanciamento dei pesi spostato leggermente verso l'avantreno; tra gli accessori è inoltre disponibile una sella che porta l'altezza dal suolo a 785 mm.
Novità per l'impianto frenante con tubi intreccia metallica dove i due dischi da 310 mm all'avantreno sono adesso morsi da pinze ad attacco radiale e quattro pistoncini, mentre dietro c'è un singolo disco e una pinza flottante a un pistoncino. Ovviamente presente l'ABS a doppio canale, fornito da Continental. Su cerchi da 17 pollici in lega d’alluminio a 5 razze troviamo adesso gli pneumatici Michelin Power 6, gomme decisamente più sportive delle Pilot Road 5 in dotazione alla sorella nuda.
Il peso in ordine di marcia è di 201 kg (12 in più della roadster) e il serbatoio ha una capacità di 14 litri, da notare l'intervallo di manutenzione ogni 16.000 km che incide in modo positivo sul contenimento dei costi, mentre l'impianto d'illuminazione è full LED.
Accessori, colori e disponibilità
Come da tradizione, sono oltre 30 accessori originali Triumph disponibili per la Daytona 660, con una garanzia di due anni con chilometraggio illimitato.
Tra quelli di stampo racing segnaliamo il codino monoposto in tinta, oltre a una serie di parti speciali lavorate dal pieno; è inoltre possibile aggiungere il Triumph Shift Assist, il quickshifter bidirezionale.
Per chi invece desidera aggiungere dotazione in chiave comfort, predisposizione ai viaggi e sicurezza, sono disponibili il sistema di connettività My Triumph consente di impostare il navigatore turn-by-turn, utilizzare il telefono e ascoltare la musica , manopole riscaldabili, una presa USB sotto la sella e il sistema di monitoraggio della pressione dei pneumatici. Sono disponibili anche una borsa da serbatoio e una posteriore, per un totale di 20 litri, oltre al sistema di allarme Triumph Protect+ e il localizzatore Triumph Track+ con monitoraggio 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
La Daytona 660 sarà nelle concessionarie - dove può essere già preordinata - a partire dalla primavera 2024, in tre colorazioni e grafiche ispirate al mondo racing (Snowdonia White, Satin Granite, Carnival Red). Il prezzo per il mercato italiano è in via di definizione e verrà comunicato a breve.
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Feiber, Acqui Terme (AL)Allineata alla CBR650R come prezzo e prestazioni. Preferisco Honda esteticamente anche se avendo avuto il 675 Triumph conosco bene le doti di questo propulsore anche se portato a 660cc. Peccato l'estetica di Triumph che ritengo parecchio sgraziata, con un codone troppo corto a fronte di una carenatura anteriore voluminosa.
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Original_cigi, Verona (VR)Carina, anche se secondo me c'è qualcosa di strano nelle proporzioni. La migliore (esteticamente e non solo) del segmento per me rimane l'Aprilia, seguita dalla Honda. Questa la metterei assieme a Yamaha e Suzuki, anche loro sicuramente non brutte, ma nemmeno dei capolavori di design. In Italia ne vedremo poche per me, mentre in Germania e Austria, ma anche UK, avrà più mercato probabilmente. Sta un po' rinascendo questo segmento di sportive stradali con semimanubri alti, che sebbene per strada abbiano oggettivamente senso, non trovano il mio gusto personale in fatto estetica e funzionalità. Speriamo che questo nuovo corso di linee sportiveggianti su moto però accessibili e "facili", porti i giovani (che possono permetterselo) a innamorarsi nuovamente delle moto.