Honda CB1000R Black Edition: cafè nero
Sembra ieri, ma dal concept Honda CB4 sono trascorsi quasi sei anni: presentato a EICMA 2015 proiettava lo sguardo oltre le scontate interpretazioni del genere cafè racer e riscosse un successo che avrebbe aperto la strada – passando per la Neo Sports Café Concept del 2017 - ad un'intera famiglia di Neo Sports Cafè ampliata fino a comprendere la CB125R, la CB300R (presto aggiornata all'Euro 5), la CB650R e la CB1000R, oggetto della nostra prova nella rinnovata versione 2021: fedele al carattere di cafè racer moderna e sportiva, si evolve e, ve lo diciamo subito, ci piaciuta molto e rappresenta uno step in avanti rispetto al modello precedente grazie ad una serie di aggiornamenti che l'hanno resa ancora più godibile e più raffinata.
Imprescindibile l'adeguamento alla normativa Euro 5: la CB1000R MY 2021 si allinea lasciando le prestazioni assolute immutate, ma le novità riguardano anche la firma ottica e la strumentazione che diventa TFT - anche per potersi interfacciare con la connettività HSVC appena introdotta -, mentre i cerchi sono in alluminio a sette razze, stesso materiale del nuovo telaietto posteriore; fa capolino la presa USB sotto la sella, cambiano alche alcuni dettagli estetici come il portatarga più compatto e i convogliatori radiatore e... le sovrastrutture vantano soltanto sei pezzi in plastica, come Honda fa notare orgogliosamente.
La CB1000R è disponibile standard o Black Edition (che prende il posto di quella che fino ad oggi era la versione “+”) , quella della nostra prova, che si distingue per l'unghia a protezione della strumentazione, il quickshifter, la bella – a parere di chi scrive – livrea total black, il riporto DLC sugli steli della forcella, la cover per rendere la moto monoposto e per alcune parti lucidate che fanno risaltare ancora di più l'eleganza della livrea scura: razze centrali dei cerchi, contorni delle piastre pivot, coperchio frizione, lati dei cilindri e piastra blocca manubrio. A differenza della vecchia “+”, la Black Edition non ha più le manopole riscaldate, disponibili adesso come accessorio, mentre l'unghia e il quickshifter sono comunque disponibili tra gli accessori (tanti: dalle borse alle selle in Alcantara) per la standard.
Stile e Dotazione
La CB1000R si evolve innanzitutto nella linea che continua ad essere curata da Valerio Aiello, padre del concept CB4. Cambia il faro anteriore a LED, con uno stile a goccia dall'inedita firma ottica e in generale la moto appare più slanciata e aggressiva nel suo carattere di moderna cafè racer, grazie anche ai cerchi a sette razze ramificate e al nuovo telaio reggisella più svelto nelle linee. Le valutazioni estetiche sono soggettive, ma a noi la CB1000R è piaciuta anche per la qualità percepita, mentre la livrea dark della Black Edition esalta le parti lucidate. Finiture e verniciature curate: non un cavo fuori posto o un particolare a rompere le linee, il giro dei collettori di scarico è un'intrigante citazione della storia delle CB e fa la sua parte nel mescolare sportività e richiami classici, aggressività e minimalismo.
Una delle novità della CB1000R 2021 è il dashboard TFT da 5 pollici (è lo stesso strumento presente – ad esempio – sull'X-ADV) iper regolabile nei layout e sempre visibile, si integra con un'altra novità assoluta: l'Honda Smartphone Voice Control System (HSVC), che permette al conducente di sfruttare il proprio smartphone durante la guida per gestire con la voce chiamate, messaggistica, musica e navigazione. Per utilizzare il sistema è necessario disporre di un sistema interfono per il casco, connettività Bluetooth e scaricare l'app per Android Road Sync.
Confermati gli indicatori di direzione dotati della funzione di segnalazione della frenata di emergenza (ESS) e la loro disattivazione automatica, basata sulla velocità relativa delle ruote. Tutte le funzioni sono accessibili facilmente dal blocchetto sinistro che non risulta però troppo affollato.
Motore
Il quattro cilindri di 998 cc derivato dalla Fireblade del 2017 diventa Euro 5 ma, nel passaggio tutt'altro che banale alla normativa emissioni più restrittiva, non perde prestazioni: restano confermati i 145 cv a 10500 giri e i 104 Nm a 8250 giri, quello che cambia è il carattere del motore a seguito delle nuove impostazioni dell'iniezione PGM-FI: ora, rispetto al MY2020, la sensazione è che l'erogazione sia appena mena reattiva ai bassissimi regimi ma che abbia anche guadagnato in coppia tra i 6000 e gli 8000. Varcati i 7000 giri, il motore si scatena con un vigore impressionante fino al limitatore tarato a 12.000 giri. Per la velocità con la quale prende i giri e per la forza, il motore sembra possedere più dei suoi 145 cavalli, tuttavia colpisce la trattabilità ad ogni regime e la notevole capacità di riprendere senza incertezze da velocità pedonali anche nelle marce alte, qualità che si apprezzano in città ma che risultano vincenti sul misto dove innestata la terza o la quarta si può guidare allegri e rilassati, mentre in quinta e in sesta la spinta è comunque molto robusta e proporzionale all'apertura del gas caratterizzato da una corsa piuttosto lunga. La rapportatura è, invece, tendenzialmente corta ma senza tremare di fronte al benzinaio: nei circa 300 km percorsi nella nostra presa di contatto abbiamo rilevato 16,5 km/l di media, tuttavia i press test sono modalità d'utilizzo particolari e siamo certi che un uso normale può portare i consumi ad abbassarsi notevolmente (il dato dichiarato è 17,1 km/l nel ciclo WMTC, minore rispetto ai precedenti 16,7 km/l, mentre il serbatoio contiene 16,2 litri). La frizione, assistita e antisaltellamento, è morbidissima e modulabile ma la leva non è regolabile.
La Black Edition è dotata del quickshifter: si tratta in questo caso di un'unità tarata per la strada, e non per la pista. Regolabile separatamente per la scalata o per l'innesto del rapporto superiore su tre livelli di intervento: appena meno rapida di un'equivalente unità pistaiola, è veramente a punto e regala cambiate precise anche ai bassi regimi. Un'ultima nota per il sound di scarico: roco al minimo, pulito fino ai 6000 giri circa poi pieno e profondo, è una bella – ma civile - colonna sonora.
Attraverso la strumentazione TFT è possibile intervenire sui 4 riding mode: 3 predefiniti e uno totalmente configurabile dall'utente (Rain, Standard, Sport, User). Tre i parametri su cui agiscono i riding mode: il controllo di trazione HSTC (disattivabile), l'erogazione della potenza e il freno motore, tutti settabili liberamente su tre livelli (High, Mid, Low) nel caso del riding mode User. Da notare che nel caso nei livelli di potenza Mid e Low, è la curva di erogazione - non il valore di picco - a variare: il picco massimo disponibile resta sempre fisso a 145 cv.
Ciclistica
Il telaio monotrave in acciaio con forcellone monobraccio resta immutato, così come le sospensioni che vedono all'avantreno una forcella Showa SFF-BP con regolazioni idrauliche sullo stelo sinistro e corsa di 120 mm, mentre al posteriore la corsa di 131 mm del monoammortizzatore è regolabile nel precarico e nell'estensione. I freni, assistiti da ABS a due vie, vedono dischi da 310 mm e pinze radiali a quattro pistoncini all'anteriore e 256 mm al posteriore con pinza a doppio pistoncino, su cerchi da 17 pollici gommati 120/70 e 190/55, quest'ultimo su canale da 6”.
Non è presente la piattaforma inerziale, quindi niente dispositivi di ultimissima generazione come il Cornering ABS o le luci adattive che però, a ben vedere, alla fine del test non abbiamo rimpianto troppo e che avrebbero probabilmente avuto il loro riflesso sul prezzo e sul peso che viene dichiarato in 213 kg per la CB1000R standard e 214 kg per la Black Edition, entrambi a serbatoio pieno.
Come va
Ci sali su, accendi il motore, fai pochi metri e sei già in confidenza: quante volte avremo sentito e scritto queste stesse parole riguardo una Honda? Eppure, è esattamente così, sali e scendi da tante altre – ottime - moto con le quali devi fare un minimo di apprendistato mentre invece, quando inforchi una Honda, spesso tutto è già quasi magicamente al posto giusto o funziona esattamente come te lo aspetteresti. Nel caso della CB1000R si parte da un'ergonomia ottima per triangolazione pedane, sella e manubrio e abbondanza di spazio anche con il copricodino che rende la moto monoposto, per arrivare ai comandi morbidi. La sella – posta a 830 mm dal suolo - anche dopo ore di guida non indolenzisce e, se necessario, offre spazio per arretrare, mentre la protezione dal vento è quella di una naked, tuttavia in autostrada a velocità codice non si soffre.
In città è maneggevole e trattabile, con una lode per il raggio di sterzo e per la congiunzione sella-serbatoio stretta che permette di poggiare i piedi a terra con sicurezza, il motore non arrostisce le gambe nemmeno con le ventole in funzione, l'erogazione pulita assistita da un cambio morbido e sospensioni ben tarate completano un quadro di una moto cui il commuting non fa paura.
Ma, sul serio, c'è qualcuno che comprerà la CB1000R per lasciarla languire tra semafori e tangenziali? Perché una volta lasciato lo scenario urbano e approcciate le prime curve con la CB si entra in quel loop mentale che molti di noi avranno provato: una curva dopo l'altra, sempre più sciolti e a proprio agio, con una moto che asseconda la guida allegra, senza recitare però la parte della hypernaked estrema. Entra in piega progressivamente, rapida nei cambi di inclinazione, appoggiata sui fianchi degli pneumatici Michelin Power 5 2CT (e non Road 5 come erroneamente affermato nel video, un lapsus che è sfuggito durante le riprese) ottimi per tenuta, agilità e tempo di warm up, accetta chiudi-apri assassini senza scomporsi, perdona ogni correzione e mostra una stabilità forse ancora superiore alla precedente versione; anche se la scheda tecnica non parla di modifiche alle quote o alle sospensioni, ci è stato riferito di una posizione di guida leggermente più caricata in avanti, nulla di affaticante ma rispetto al MY 2020 il maggior carico sull'avantreno ha prodotto soltanto benefici: in accelerazione fuori dalle curve da seconda tiene la linea – anche in mappa Sport -, a meno di sconnessioni dell'asfalto dove le sospensioni non possono fare miracoli e in quel caso è la bontà del pacchetto telaio/sospensioni a garantire un comportamento sicuro e prevedibile. È la classica moto con la quale mettere la quarta e scordarsi tutto il resto e, se si vuole condurla sportivamente, il quickshifter moltiplica il gusto della bella guida tra i tornanti. Freni dalla risposta adeguata alle prestazioni, nessun effetto di autoraddrizzamento se pinzati in piega o tenendo la leva in mano fino alla curva, ma occhio alle frenate impulsive dove la forcella potrebbe affondare parecchio senza però compromettere in alcun modo la stabilità.
Scesi dalla Black Edition dopo una giornata di tortuose statali e provinciali: fatica? Zero, anche mentale; la CB1000R è una moto facilmente interpretabile, le cui elevate prestazioni però non vanno sottovalutate: tra una curva e l'altra il motore spinge fortissimo, specie tra i 7000 e i 12000 giri di intervento del limitatore, ma se vorrete restare tra i 2500 e i 6000 giri la scorrevolezza e l'equilibrio della ciclistica vi porteranno a spasso a costo di pochissimo impegno fisico.
Per chi è?
Se dovessimo giudicare la CB1000R come una hypernaked d'assalto e pistaiola saremmo fuori strada. È invece una moto che trae ispirazione dalle classic, dalle cafè racer e dalle sportive, realizzando una sintesi personale che unisce design, prestazioni e godibilità su strada di alto livello. Per questo ci sentiamo di pensare che il suo acquirente possa essere un motociclista sceso dalla sportiva e in cerca di qualcosa di più comodo e versatile ma quasi altrettanto efficace sui passi alpini, dove sarà un cliente ostico per rivali con trenta o cinquanta cavalli in più, grazie alla sua sfruttabilità ed equilibrio; ma potrebbe anche rivelarsi un'ottima scelta per gli amanti delle naked che desiderano una moto più moderna e aggressiva, ma anche poliedrica e capace di inventarsi un fine settimana fuori porta.
Chi desidera il massimo potrà recriminare sul mono posteriore senza regolazione della compressione e sicuramente chi si aspettava un'evoluzione ancora più netta noterà l'assenza della piattaforma inerziale, aspetti che però non hanno inciso sul piacere di guida, quanto probabilmente sulla quotazione: Honda ha aggiornato, arricchito ed evoluto la CB1000R e ne ha ridotto il prezzo di 500 euro rispetto allo scorso anno, 13.390 euro f.c. per la standard - disponibile nei colori Matt Beta Silver Metallic, Matt Ballistic Black Metallic e Candy Chromosphere Red - e 14.890 f.c. per la Black Edition. Entrambe sono già disponibili nelle concessionarie.
Maggiori Informazioni
Moto: Honda CB1000R Black Edition
Luogo: Roma e Abruzzo
Terreno: Città, Autostrada, Statale
Meteo: Sereno, 20°
Foto - Video: Zep Gori
Abbiamo Utilizzato
Casco: Caberg Avalon
Giacca: Alpinestars Drystar
Pantaloni: Alpinestars Copper Out denim
Non è una naked che punta sulla prestazione pura, ma onestamente non lo vedo come un difetto se il pacchetto è ben bilanciato.