Yamaha MT-09
E’ nata una stella
Il motore: 3 cilindri leggeri e potenti
Yamaha non è nuova ai tre cilindri. Li costruiva già negli anni Settanta, ricordate le classiche XS (prima 750 e poi 850)? Ancora oggi la Casa giapponese possiede un notevole bagaglio di conoscenze legate a questo schema. Nel suo listino compaiono infatti i motori destinati alle motoslitte e quelli marini, tutti a 4 tempi.
Il nuovo tre cilindri bialbero con quattro valvole per cilindro ha una cilindrata di 847 cc e un rapporto di compressione 11,5:1 (valvole di aspirazione di 31 mm di diametro, valvole di scarico è di 25 mm).
Il propulsore è estremamente compatto e pesa solo 60 kg (10 kg meno del quattro cilindri della FZ8).
Dalla sportiva YZF-R1 mutua la soluzione detta crossplane dell’albero motore a croce, che garantisce una coppia su strada ancora più presente ai bassi (tanto che la risposta della R1 in questo frangente ricorda quasi quella di un bel bicilindrico). L’albero motore a 120° ha intervalli di accensione regolari a 0º, 240º e 480º. La MT-09 eroga 115 cavalli a 10.500 giri e ha la coppia massima di 87,5 Nm (8,9 kg-m) a 8.500 giri.
Per arrivare a questo risultato, rispettando i severi limiti sulle emissioni previsti dalle future normative antinquinamento e con consumi contenuti (l’autonomia del serbatoio da 14,6 litri prevede 270 km), si è lavorato sodo anche sull’elettronica.
L’iniezione ha iniettori a 12 ugelli, collegati direttamente alla testa. Inoltre i tre condotti di aspirazione hanno lunghezze diverse (il primo è lungo 102,8 mm, il secondo 82,8 mm e il terzo 122,8 mm) per accordare al meglio la respirazione del motore, e quindi la sua risposta ai comandi del pilota.
Non poteva poi mancare la gestione elettronica dell’acceleratore (YCC-T), introdotta sulle supersportive R1 e R6. Lo scarico è del tipo 3 in 1 e prevede 3 camere di compensazione interne.
Tre mappe
Sulla MT-09 è presente il sistema D-Mode, che offre la selezione di tre mappe. La STD (standard) è quella intermedia. La A dona invece una risposta pronta ai bassi, quasi aggressiva (e invero piuttosto brusca). La B invece smorza i toni, ma non i cavalli ed è perfetta per la guida col passeggero.
Il cambio è ovviamente tutto nuovo, ha sei rapporti e una rapportatura finale più lunga rispetto alla FZ8 proprio in virtù della maggiore coppia disponibile.
La ciclistica
La MT-09 ha uno scheletro compatto e dal design elaborato, che non lascia affatto indifferenti. Il telaio, oltre che bello, è leggero (pesa 10 kg) e moderno. È formato da due sezioni pressofuse in alluminio, al pari del forcellone. Quest’ultimo ha i bracci asimmetrici, quello di destra è a banana per lasciare lo spazio necessario al silenziatore. Il peso totale è di 188 kg con tutti i liquidi (171 kg a secco), a cui si aggiungono i 3 kg dell'eventuale ABS.
La forcella a steli rovesciati da 41 mm è arricchita dalle due piastre di sterzo in alluminio forgiato. È regolabile in estensione e nel precarico. La sospensione posteriore Monocross ospita l’ammortizzatore sotto la sella, disposto quasi orizzontalmente e regolabile nel precarico della molla e nel ritorno dell’idraulica (130 mm di escursione).
I due dischi anteriori flottanti da 298 mm sono abbinati a pinze radiali a 4 pistoncini contrapposti; dietro lavora un disco da 245 mm. I cerchi in alluminio a 10 razze ospitano pneumatici 120/70ZR17 e 180/55ZR17.
La nostra prova
Non è compito nostro addentrarci troppo nel giudizio estetico di una nuova moto. Questa volta facciamo un’eccezione, perché la MT-09 vanta una caratteristica sempre più rara oggi: la personalità. È nuova di trinca, eppure è già riconoscibile nella giungla urbana di crossover e suv a due ruote in voga. Il suo design è privo degli inutili orpelli barocchi che troviamo su molte moto. Anche lo stile Manga, così amato dai giapponesi, è bandito. L'MT-09 è pura, non ha una plastica di troppo: più che i fumetti, evoca le gare di drift, le curve in derapata. Il controllo totale delle sue reazioni è la sua prerogativa.
Non stiamo esagerando: gli uomini Yamaha ci hanno condotto nel piazzale dello stadio di Spalato (chiuso al traffico) proprio per mettere alla prova le doti della loro tre cilindri.
Cosa dice il verdetto? Che è lei la regina degli stuntmen. Si è arrivati a questo risultato lavorando sull'ergonomia. La postura in sella si pone a metà strada tra una motardona e una naked. Il manubrio è più alto e più arretrato, mentre sella (a 815 mm da terra) e pedane sono strettissime. In questo modo il controllo è totale. Hai la moto in mano, complice il peso davvero basso.
Fatti 500 metri, la MT-09 ti permette di giocare e di prendere le misure al suo motore galvanizzante. Posando lo sguardo su di lei, non si possono che apprezzare i tanti dettagli tecnici frutto del lavoro certosino dei tecnici. Il telaio, il motore e lo scarico vantano una finitura ottima, persino eccezionale se comparata al prezzo di listino. Le leve sono ben fatte, la cromatura dello scarico è eccellente. Non c'è la frizione idraulica, ma non se ne sente la mancanza tanto è leggera e modulabile quella a cavo (peccato solo non sia regolabile nella distanza dal manubrio). La strumentazione appare volutamente posticcia, posizionata sulla destra del manubrio. Ma si legge bene ed è ricca di informazioni (ci sono 2 trip, la marcia inserita, i consumi, il livello carburante e quello della temperatura del motore).
Di questo tre cilindri non si può che parlar bene. Yamaha ha fatto un capolavoro: è leggero, compatto ma ti ricorda in ogni istante la sua esuberanza prestazionale. Con le mappature Standard e A è un po' brusco nel chiudi-apri, ma per il resto vanta un'erogazione fenomenale. Sa spingersi in sesta sino a 1.000 giri (circa 30 km/h), salvo riprendere senza un'esitazione. A 4.000 giri spinge già come un demonio e dai 5 ai 7.000 la sua voce di aspirazione ricorda quella di un hooligan che fa esercizi di canto. Dai 7 ai 10.000 giri la MT-09 mette il turbo e se ne va: da buona ultima arrivata conquista lo scettro di tre cilindri con la migliore schiena oggi sul mercato. Non pensiate che 115 cavalli siano tutto sommato pochi; con un peso così basso fanno faville sulla MT. Poche altre moto si alzano di gas in terza, e già questo la dice lunga. Oltre i 6.000 compaiono le vibrazioni al manubrio e sulle pedane, ma non sono nulla di che. E non aspettatevi un riparo dall'aria, seppur minino, dalla strumentazione. Sarà comunque disponibile un piccolo parabrezza per chi vuole più protezione. A 130 km/h il motore gira a soli 5.000 giri consentendo consumi bassi. Durante la nostra prova la MT-09 ha percorso 20 km/l ad andatura sostenuta, persino meglio di quanto dichiarato dalla Casa (19 km/l).
Ci sono piaciute anche le sospensioni, capaci di reggere l'impatto con le terribili strade croate. Abbiamo solo indurito leggermente il precarico della forcella e del mono, intervenendo anche sul ritorno nello stesso modo, per ottenere una risposta migliore nella guida veloce sullo sconnesso. Il comportamento delle Bridgestone di primo equipaggiamento (le ottime S20) ci ha avvertito sempre con largo anticipo del limite di tenuta, sia davanti che dietro. Il telaio della MT d'altra parte regala un grande feeling; senti sempre sulle mani l'aderenza con l'asfalto e sei in piega ancora prima di averla pensata. Volendo, si possono raggiungere i 51° di inclinazione, un limite davvero pazzesco persino in pista. Tanta agilità non va a discapito della stabilità, che rimane ottima anche a velocità molto elevate. A 200 orari la tre cilindri di Iwata corre come un fuso, senza alcun alleggerimento della ruota davanti.
La frenata anteriore è modulabile, ma richiede un'azione decisa per ottenere la massima potenza; dietro il singolo disco è soprattutto facile, tanto che per bloccare la ruota bisogna proprio pestare il pedale (la moto in prova era priva dell'ABS). Comoda infine la sella (un po' meno quella del passeggero, che non ha appigli), tanto che ci saremmo fatti altre 3oo km con la nostra MT-09 a caccia di curve. Una moto che va vista dal vivo per essere apprezzata nelle sue proporzioni; e soprattutto che va provata: nel firmamento dei tre cilindri è nata una nuova stella che brillerà di luce propria per diverso tempo. Dopo averla guidata, ne siamo certi.
Attenzione: questa prova mostra un pilota professionista in condizioni controllate. Non imitate simili comportamenti di guida che potrebbero essere pericolosi per voi e per gli altri.
Pregi
Prestazioni eccellenti del motore | Agilità e stabilità | Rapporto qualità/prezzo
Difetti
Chiudi-apri brusco con le mappe Standard e A
provata in modalità standard
acquistata!
difetti: quell'on-off che però si impara a gestire; protezione aerodinamica in combinazione con la posizione del busto.. spero montando il cupolino migliori un poco! E in ultimo confermo anche che ci vuole una buona dose di CERVELLO, perché in sella a questa moto sembra di stare su una BMX, tanto è leggera e maneggevole, ma il suo motore spinge davvero forte, e con tale rapporto peso/potenza il limite si alza davvero..