Yamaha XSR 700 XTribute TEST: e se la diamo a uno smanettone?
Inutile negarlo: quella delle scrambler è una delle classi più vivaci del panorama mondiale. Le proposte fioriscono in tutte le cilindrate e il successo di mercato è quasi scontato, grazie a una formula ultimamente vincente: estetica che fa leva sui ricordi della generazione degli "anta", dinamica moderna. L'ennesima moda? Da un certo punto di vista sì, certo, ma non nell'accezione più denigratoria del termine.
Se ci pensate, le scrambler - termine nato negli anni 60 per indentificare le moto stradali convertite per l'uso in off-road, come si faceva in Gran Bretagna - sono una proposta nettamente più vicina alle reali esigenze del 90% dei motociclisti di quanto non siano, per dirne una, le maxienduro o le supersportive attuali. Piattaforma stradale non esasperata, assetto fuoristradistico ma non troppo, sembrano esattamente la combinazione che serve sulle disastrate strade di oggi.
L'occasione di dimostrare questa nostra teoria si è presentata con una Yamaha XSR 700 XTribute. Moto che abbiamo già provato con il nostro Perfetto (trovate qui la sua prova) ma che abbiamo pensato di sottoporre a un tipo di test un po' diverso dal solito. Ma vediamo al volo di che si tratta.
Il cuore della XTribute è il bicilindrico CP2 da 689 cc nato con la MT-07, passato per la XSR700 e che vede la sua declinazione più recente nella XTZ700 Ténéré, ospitato dal telaio a doppia culla in acciaio invariato rispetto alla classica. Dove prende le distanze è nelle sovrastrutture, dove la XTribute offre una citazione alla gloriosa XT 500 che ha fatto nascere tutto il segmento delle enduro monocilindriche giapponesi.
Non cambia solo l'apparenza: la guida è completamente diversa grazie a una posizione di guida che cambia radicalmente la distribuzione dei pesi: il manubrio più largo di 4 cm e una sella più alta di 3 spostano verso il retrotreno il carico del pilota. Le pedane inoltre sono più fuoristradistiche, così come le gomme, quelle Pirelli MT60RS che sembrano ormai la dotazione di rigore per le scrambler: offroad nel look, ma con tantissimo grip anche su asfalto grazie soprattutto a una spalla slick che offre appoggio e trazione. Il tema offroad continua con i soffietti sugli steli forcella, le protezioni sul serbatoio, leve e soprattutto manubrio con traversino.
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Ma quello che ci interessa è il comportamento della XTribute su strada. In sella ci si trova comodi, con una bella triangolazione fra pedane, manubrio e sella, che accoglie bene piloti di ogni statura. Vibrazioni pressoché assenti (merito della fasatura del bicilindrico crossplane) e sella comoda, almeno per il pilota (il passeggero è appollaiato su uno strapuntino minimo...) la rendono un'opzione tutto sommato da non scartare anche per un po' di turismo a corto raggio.
È però sul misto di montagna che la XTribute, meglio se con condizioni della strada non perfette, si esalta: agilissima, con sospensioni morbide ma controllate, permette di ignorare bellamente irregolarità dell'asfalto, buche e avvallamenti. Non chiedetele precisione e rigore a ritmi da superbike sui biliardi dei passi alpini (per quello serve l'aftermarket) ma su quelle strade più disastrate che percorriamo più spesso, la XTribute è una perfetta compagna di giochi.
Il bicilindrico CP2 risponde vivace a ogni riapertura d'acceleratore indipendentemente dal rapporto inserito - se anche sbagliate marcia, la XTribute vi fionda fuori senza troppi drammi anche in presenza di dislivelli rilevanti - e permette di guidare a ritmi sostenuti con un impegno psicologico ridottissimo, ma senza quel totale scollamento dal fondo stradale tipico delle enduro, maxi o medie, più veraci. In piega offre confidenza - anche per merito delle Pirelli MT60RS e delle misure prettamente stradali - e digerisce anche le correzioni più goffe.
Convince relativamente poco solo la frenata: dolce e amichevole, manca però di un po' di mordente iniziale e di feeling sulla leva. Problema da poco: bastano quasi sicuramente pastiglie più aggressive per risolvere. E se usate molto il freno posteriore per correggere la traiettoria preparatevi a un periodo di adattamento, perché qui c'è qualche limite. E volendo essere pignoli, anche la strumentazione sotto luce piena non è sempre leggibilissima.
Per tutto il resto, la Xtribute è un vero piacere: divertente e poco impegnativa, è un mezzo fantastico per tornare su quelle strade ormai proibitive per le naked più prestanti, che dotate ciclistiche e rapportature tarate per gestire potenze importanti ormai sono a disagio sullo stretto e sull'accidentato. E delle supersportive non ne parliamo neanche. Su una enduro vera si va più comodi e spesso anche veloci? Forse, ma il gusto di guida è sicuramente diverso: con una scrambler di questa categoria - ma anche superiore - il feeling è superiore, si "sente" di più l'asfalto e si gioca meglio con motore e freni.
E con la XTribute c'è anche un'estetica capace di farvi viaggiare in una macchina del tempo personale, ai tempi in cui un semisconosciuto francese di nome Cyril Neveu si faceva un nome in una corsa estrema, appena nata, di nome Paris-Dakar...
Sono stati utilizzati
Casco Arai Concept-X
Giubbotto Alpinestars T-Missile Air Tech Air
Guanti Alpinestars Honda Rayburn
Maggiori info
Moto: Yamaha XSR 700 Xtribute
Data: 6 giugno 2020
Meteo: Sole, 26°
Luogo: Modena e provincia
Terreno: Extraurbano
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marco.visentin4463, Ton (TN)Puo avere tutte le qualita del mondo ma brutta e tanto anche.
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nicky54, Vasto (CH)Esteticamente e' tutto un groviglio di tubi e non e' l'unica.