Nico Cereghini: “Ma che telecronista sarà poi Biaggi?”
Ciao a tutti! Dunque, Max Biaggi è la voce tecnica della SBK 2013. Sul sito lo aveva già anticipato Carlo Baldi il 28 gennaio (leggi l'articolo), era una chiacchiera che nell’ambiente circolava da qualche giorno, e i vostri commenti sono stati discordi: chi ha apprezzato e chi no, chi rimpiange Mauro Sanchini (ottimo il suo contributo su La7), chi addirittura celebra Di Pillo.
Bene, io che per correttezza non avevo ancora commentato, essendo coinvolto anche nella redazione motori di Mediaset, adesso che la notizia è ufficiale non mi sottraggo. E attacco col dire che la mossa mi pare molto giusta. Se il campione del mondo in carica appende il casco al chiodo e si rende disponibile per il contributo tecnico nella telecronaca, che facciamo, lo lasciamo a casa? Sarebbe stupido anche se il campione fosse campione a metà, se avesse conquistato questo titolo per caso, e Biaggi è un campionissimo: il secondo titolo SBK è arrivato dopo una carriera ventennale -250, 500, MotoGP, SBK- ed altri quattro campionati mondiali dominati in duemmezzo. Insomma è stato un protagonista assoluto, e nessuno può dubitare che il suo commento tecnico sarà di alta qualità.
Le obiezioni sono state soprattutto sul carattere: del tipo “il campione non si discute, ma l’uomo non mi è mai stato simpatico”. E qui si entra in un ambito soggettivo, ma da uno che, come si sa, non figura tra i migliori amici di Max, lasciatevi dire che anche sotto questo aspetto abbiamo soltanto da guadagnarci. Da spettatori, intendo. Biaggi è un tipo originale, non ha mai nascosto simpatie ed antipatie, non è accomodante né un “piacione” di quelli che vogliono fare amicizia a tutti i costi. Fosse stato più diplomatico e più attento al consenso, molto probabilmente avrebbe avuto una carriera ancora più brillante. Con qualche amico in più nel paddock, come ho già avuto modo di dire, forse sarebbe stato il campione del mondo della 500 nel ’98, quando Mick Doohan fu favorito dalla Dorna.
Per diventare telecronista non c’è un modello ideale. E’ piaciuto il tono enfatico di Di Pillo, al quale si è poi ispirato Vignando; è piaciuta la seriosa competenza di Chili ma anche la vivace simpatia di Sanchini, per restare in ambito Superbike. E se ci allarghiamo un po’ scopriamo che ogni telecronista è stato grande. Federico Urban un precursore: non avesse spinto come un pazzo dentro la Rai, che oltre al GP italiano non voleva andare, avremmo perso la sfida di Assen ’79 tra Ferrari e Sheene, e tante stagioni successive. Guido Meda, con Reggiani ed ora con il preparato Rangheri, ha rinnovato linguaggio e ritmo trasformando il motociclismo in uno show per tutti. Perché gli appassionati veri magari ne farebbero anche a meno, della telecronaca, ma se vogliamo un servizio eccellente come quello che offre Italia 1 (e tutti lo vogliamo) allora bisogna che lo share sia alto.
Al telecronista non perdoniamo soltanto due cose: l’ignoranza della lingua italiana e l’uso di un lessico sbagliato. Se dice volante e sedile invece di manubrio e sella spegniamo subito il televisore. Poi è questione di carattere. E allora, tornando a Max, è vero: lui è fatto a suo modo, un po’ timido e un po’ arrogante, orgoglioso e diffidente. Ma libero. Potrà anche sbagliare, certo, come è accaduto del resto anche al sottoscritto, perché soltanto chi non si esprime o si appiattisce sulle banalità non sbaglia mai. Ma se anche farà qualche errore, che problema c’è? Ne discuteremo insieme e sarà ancora più interessante.
Penso che....
Non s icambia il carattere