Nico Cereghini: “Mi manca uno come Walter Villa, con le sue uscite argute”
Ciao a tutti! In questi giorni mi sono accorto di una mancanza, di un’assenza.
Mi manca una figura di riferimento, una di quelle persone di cui puoi pienamente fidarti e che ti aiutano a inquadrare i problemi, spesso anche a risolverli.
Uno come Walter Villa, quattro volte campione del mondo. Chi lo ha conosciuto lo sa bene: lui era di capace di schiarirti le idee con un battuta fulminante, dotato com’era di una ironia bonaria che sapeva diventare anche sferzante.
Walter è mancato giusto vent’anni fa per infarto, nel sonno, il 20 giugno del 2002 quando ancora non aveva compiuto i 59 anni.
Quattro volte campione del mondo, re delle medie cilindrate con 24 vittorie, tre titoli nella 250 (‘74-‘76) e uno in 350 (1976).
Guidò di tutto: all’esordio le Morini, le prime vittorie con le Ducati, i primi titoli italiani sulla MV. E poi Mondial, Montesa, Malanca, Benelli, Yamaha (come al GP delle Nazioni di Monza del ’73, anche lui coinvolto nella terribile carambola che costò la vita a Pasolini e Saarinen). Soprattutto le Harley-Davidson (ex Aermacchi) dei titoli mondiali, quando approdò alla Schiranna in sostituzione di Renzo. Ma anche Kawasaki e Triumph nell’Endurance; era uno che non sapeva smettere, finì per gettarsi anche sulle supermono nazionali.
Mi manca una figura del genere, così autorevole e così originale. Chissà cosa direbbe Walter Villa della MotoGP di oggi, delle penalizzazioni per gli sconfinamenti millimetrici sui fazzoletti verdi, delle disavventure di Marc Marquez, delle gomme. Dal 1985 è stato anche un valido collaudatore Pirelli con Salvo Pennisi, ma sono abbastanza sicuro che avrebbe pochi peli sulla lingua… E delle ali immagino benissimo cosa direbbe: saprebbe inventarsi una delle sue famose definizioni “definitive”.
Walter e la sua banda di Castelnuovo Rangone, con tutti quegli ottimi salami e il vino rosso, erano il centro di gravità del paddock. Se c’era allegria le battute venivano anche meglio. E lui era un amico al quale ero molto affezionato: una volta a Imola arrivò ad offrirmi uno dei suoi motori ufficiali HD nell’unica occasione in cui feci una corsa in 250, con la Bimota. Poi gli scarichi giusti non ci stavano e la mia avventura finì in un mesto ritiro.
Villa era un gran bel pilota, un tecnico, un campione. Era soprattutto un solido riferimento. Fu l’unico dei big a sposare senza riserve la prima associazione piloti, nata con Dante Ascari nella sua città, Modena.
I campioni di allora non avevano tanta voglia di esporsi: a differenza dei comuni mortali loro trattavano gli ingaggi direttamente con gli organizzatori e ragionare sulle modifiche necessarie per la sicurezza in una pista equivaleva a mettersi di traverso al business. Walter Villa non aveva paura di nessuno, una faccia e una parola sola.
Un grande abbraccio alla sua famiglia.
Secondo me si intendeva da matti anche di messa a punto motoristiche e telaistiche .
Lo ricordo anche con la Adriatica 250 con forcellone a parallelogramma .
Un mito