SBK, Jonathan Rea: "Il campionato? L'importante è che la gente torni a star bene"
I titoli mondiali non fanno differenza: come tanti di noi, anche Jonathan Rea è chiuso in casa a fare i conti con la pandemia di coronavirus, in attesa che il Mondiale possa riprendere. Anche se, naturalmente, la data di partenza è sempre più incerta, visto che è sempre più improbabile l'avvio in quel di Assen.
"Non mi interessa" spiega Jonathan - 33 anni, cinque titoli iridati in carniere - in un'interessante intervista alla BBC. "Quello che conta, al momento, è che la gente torni a stare bene, alleggerendo il carico sugli ospedali. L'importante è che la situazione torni sotto controllo, aiutandoci l'un l'altro."
"Ormai è chiaro come questa situazione del virus sia sfuggita completamente al nostro controllo, e come quindi i viaggi internazionali siano stati completamente compromessi" commenta Rea, "compromettendo a sua volta anche la situazione sportiva. In realtà però la nostra è solo una parte minuscola di un problema molto più grave. Sono sicuro che staremo fermi almeno per le prossime 8-12 settimane, e forse a luglio inizieremo a pensare a un calendario, che forse non sarà costituito da tutte e 13 le gare. Gli organizzatori faranno del loro meglio"
La vita a casa, in quarantena, sta evidentemente logorando anche Rea, che però continua a mostrare di aver ben chiare le priorità.
"Non resisto, non vedo l'ora di tornare in sella alla mia moto. Mi manca molto, mi manca il mio team, mi mancano tutti. Ma non è questo l'importante ora. Adesso l'aspetto mentale è fondamentale - io ho un giardino dietro casa, posso uscire e 'scappare', ma molta gente non è così fortunata. Bisogna cercare di restare lucidi: pensate a me, che vivo una vita a 300 all'ora, e devo fermarmi completamente."
"Insomma, tenete la testa sulle spalle. Dai, non capisco la gente che assalta i supermercati come se dovesse chiudere tutto domani. Tutti avranno quello che gli serve. Detto questo, capisco come le prossime settimane saranno impegnative, soprattutto per chi ha i ragazzi a casa da scuola. Ma dobbiamo farcene una ragione: combattiamo. Si tratta solo di curare l'igiene, stare lontani dai più vulnerabili e fare del nostro meglio!"