Brevetti

BMW: guidare in punta di dita

- La marca tedesca ha depositato un brevetto che utilizza i movimenti delle dita per azionare una serie di comandi in maniera indiretta
BMW: guidare in punta di dita

In fatto di ergonomia BMW ha spesso sondato strade nuove. Se prendiamo i comandi manuali possiamo citare il recente controller piazzato vicino la manopola sinistra e quando realizzò la prima serie delle K, le quattro e tre cilindri a sogliola degli anni Ottanta, introdusse dei comandi elettrici del tutto atipici che prevedevano ad esempio i comandi separati per gli indicatori di destra da quelli di sinistra: un pulsante vicino alla rispettiva manopola.

Un recente brevetto si spinge più avanti e si avvale di nuove tecnologie quali telecamere e sensori capaci di registrare i movimenti delle dita e di conseguenza attivare alcune funzioni senza dover raggiungere pulsanti che sono sempre più numerosi e a volte distanti dalle manopole. Il tutto con l'idea di semplificare la guida.

Perché una delle possibilità è quella di personalizzare i movimenti/comandi a seconda delle preferenze del pilota.

Telecamere stereoscopiche e/o a infrarossi (piazzate su paramani, retrovisori, piuttosto che su telaio o serbatoio) captano quindi i movimenti delle dita - che ad esempio si sollevano dalla manopola da sole o accoppiate - mentre sensori possono rilevare la pressione. Il sistema può monitorare entrambe le mani.

Rimarrebbero così solamente alcuni interruttori chiave nei nuovi blocchetti elettrici e il controllo gestuale potrebbe riguardare altre funzioni meno coinvolte nella conduzione diretta, ma sempre più utilizzate: ad esempio dalla gestione del cruiser control al sollevamento del parabrezza, dalla connettività al navigatore e così via, e senza considerare altre possibili funzioni future.

Ed esistono altri studi che riguardano guanti dotati di sensori che traducono i movimenti delle dita.

Un brevetto non significa certo che una tal soluzione sarà poi applicata nella produzione di serie, ma protegge le idee sviluppate dai centri di ricerca che potranno magari trovare un'applicazione futura, o contribuiranno a svilupparne altre.

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