Ducati Diavel Titanium, un’edizione speciale per palati fini
Diavel è stata la Ducati su cui si sono viste di recente più allestimenti speciali. Persasi un po’ la mania – scatenatasi furibonda a Borgo Panigale nei primi anni del nuovo millennio – delle versioni speciali di 996 e Monster, Diavel è stata la base più adatta al lancio di “special di serie” di gran pregio.
Fin dalla nascita, Diavel è stata affiancata dalla versione Carbon, già discretamente raffinata e naturalmente mantenuta anche nel modello ristilizzato del 2014. E’ stata però la Diavel AMG (presentata ad EICMA 2011) la prima vera edizione speciale, sfortunatamente abortita pochi mesi dopo quando il sodalizio con il “braccio armato” Mercedes si è interrotto con l’acquisizione della Casa bolognese da parte di Audi.
Questa Diavel Titanium potrebbe essere l’edizione speciale che conferma un ritorno alla vecchia abitudine Ducati (ricordate, per dirne una, la 916 Fogarty, con telaio differente e carenatura completamente in fibra di carbonio, soluzione per l’epoca a dir poco sorprendente per raffinatezza e costo?), non fosse altro perché il marchio bolognese ha le spalle sufficientemente larghe per fare del lancio di piccolissime serie numerate una tradizione.
Una considerazione fatta per primo dall’AD Claudio Domenicali, che durante l’evento di presentazione statica – svoltosi presso l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, nel caso iniziaste a chiedervi il perché dei paralleli culinari – ha confermato come il lancio di 1199 Superleggera nel 2014 e di Diavel Titanium nel 2015 inaugura una nuova tradizione Ducati. Ogni anno la Casa di Borgo Panigale coccolerà i suoi fan più appassionati (e facoltosi, diciamocelo) con una versione speciale di un modello della propria gamma, sempre in serie limitata, e sempre con la garanzia di non produrre più di 500 esemplari. Insomma, possiamo aprire le scommesse: nel 2016 a chi toccherà, Monster o Multistrada?
La presentazione, dicevamo, ha goduto della squisita ospitalità di Massimo Bottura, lo chef italiano forse più quotato del momento, che da bravo appassionato motociclista (lo diciamo sul serio, durante il pranzo abbiamo sentito diversi aneddoti su di lui che confermano come sia cresciuto con la voce dei motori emiliani a due e quattro ruote nelle orecchie) è stato entusiasta di aprire la sua Osteria Francescana per l’evento. Ma di questo parleremo meglio in chiusura.
Com’è fatto?
I puristi storceranno un po’ il naso per l’uso del maschile parlando di una moto, ma ancora più che nel caso di Monster, Diavel non si adatta granché bene al genere femminile. La base di Diavel Titanium è di fatto immutata, incentrata sul propulsore Testastretta 11° DS a doppia accensione da 162 cavalli a 9.250 giri e, soprattutto, da 13,3 kgm a 8.000. La ciclistica si basa sulla configurazione mista traliccio in acciaio/piastre laterali fuse in alluminio (unite da una struttura in tecnopolimero che funge da telaietto reggisella) sempre più in voga in quel di Borgo Panigale. Nel caso della Titanium vale però la pena di segnalare la finitura con verniciatura cromo scura del telaio, che riprende come vedremo il gioco di chiaroscuri sulle tinte del grigio che caratterizza tutta la moto.
Il forcellone monobraccio in alluminio accoglie l’elemento più caratterizzante del Diavel, lo pneumatico oversize 240/45 ZR17 Pirelli Diablo Rosso II realizzato appositamente. Invariate sia la forcella Marzocchi totalmente regolabile, con steli da 50 mm, sia il mono Sachs, anch’esso ampiamente regolabile e dotato del registro remoto per il precarico molla che spunta dal fianchetto sinistro della moto. Elemento di spicco sono però sicuramente i cerchi ruota forgiati e lavorati di macchina con alluminio a vista, creati appositamente per Diavel Titanium.
Invariata invece la – spettacolare – caratterizzazione estetico/tecnologica dell’impianto illuminante Full LED, dal faro anteriore alla tuttora stupefacente unità posteriore a strisce verticali, valorizzata ulteriormente dall’assenza di portatarga vincolato invece al forcellone.
Veniamo alle differenze più importanti , ovvero alla dovizia di particolari realizzati in materiali pregiati che caratterizzano la versione Titanium, con il titanio che battezza il modello a recitare l’ovvio ruolo del leone. Lasciateci intanto esprimere un parere personale: se non amate Diavel non sarà questa la versione che vi farà cambiare idea, ma se la cruiser sportiva di Borgo Panigale solletica le vostre corde, sarà davvero difficile non restare affascinati dalla Titanium, che se possibile diventa al tempo stesso più grintosa ma anche più elegante e raffinata.
Il titanio – estremamente pregiato ed impiegato nell’automotive per le sue caratteristiche di resistenza e leggerezza – viene qui impiegato per coprire integralmente il serbatoio e per la cover del fanale anteriore. Sempre in titanio, ma integrato con la fibra di carbonio in un bel gioco di vedo-non vedo il coprisella passeggero maggiorato rispetto alla versione standard; tutte queste componenti sono state trattate attraverso nastratura e satinatura chimica per offrire una connotazione cromatica differente.
In fibra di carbonio anche le prese d’aria, nuovamente dalle dimensioni più ampie e dalla foggia più muscolosa rispetto a quelle che contraddistinguono il Diavel standard, i coperchi radiatore, il cupolino, i parafanghi anteriore e posteriore, il copripignone e il coperchio del tappo serbatoio.
La sella è in Alcantara cucita a mano, come sulla già citata versione AMG, ma qui con inserti laterali in pelle. Colpiscono anche i collettori di scarico con trattamento superficiale ceramico Zircotec, che sfociano nel solito, cattivissimo doppio silenziatore qui impreziosito dal paracalore in acciaio inox spazzolato.
Più gratificante della versione di serie anche il colpo d’occhio sul ponte di comando, caratterizzato dalla già nota strumentazione mista LED/TFT su due livelli ma impreziosita dalla vista degli specchietti Performance ricavati dal pieno, e soprattutto dalla targhetta con la numerazione progressiva dei 500 esemplari prodotti, altra tradizione che in Ducati affonda le radici nelle versioni SP di fine anni 80. Tutto questo, com’è naturale che sia, ha un prezzo piuttosto elevato: 28.740 euro franco concessionario.
A tavola come in moto
A qualcuno, ne siamo sicuri, sembrerà una forzatura, oppure semplicemente una digressione fuori luogo per un sito di informazione motociclistica, ma consentiteci una riflessione che scaturisce dalla passione e dalla precisione con cui Bottura e Domenicali ci hanno descritto le loro creazioni. La genesi di un piatto di alta cucina e quella di un nuovo modello di moto come questo hanno molto in comune.
Perché in due mondi dove sembra non esserci più niente da inventare la ricerca sui materiali, l’inventiva per trovare nuovi modi di utilizzarli in maniera da esaltarne le caratteristiche e declinarli in maniere inconsuete ma coerenti sono ciò che fa la differenza fra creare un piatto qualunque e una creazione d’alta cucina. Fra un modello funzionale ed efficiente ed uno capace di cambiare, se non le regole del gioco, sicuramente le prospettive.
Nutrirsi ed andare in moto sono due esigenze fondamentali del motociclista. Beato chi ha il palato e le possibilità per apprezzare e godersi il meglio che entrambi i mondi sanno offrire.
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Pito28, Recanati (MC)Definire sta moto per palati fini è quantomeno grottesco. E' buzzurra una cosa indescrivibile. D'altronde è un mero esercizio di marketing, come ben dimostra la location della presentazione.
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Alberto.Morotti, Trescore Balneario (BG)La moto deve piacermi da quando se ne sta li ferma sul cavalletto, poi da come si guida e come si comporta, SI l'ho provata, NO non mi é piaciuta, da ferma e in uso, potrebbe trasformarmi in quello che non sono, presente il film Ghost Rider ma non cambierebbe nulla, non si può guardare, OK ora sono pronto ha ricevere tutti i vostri pollici negativi. fatto sta che non cambio opinione.