In vacanza con la Suzuki Katana. 5 / In pista
Ed eccoci giunti all'ultima parte della nostra avventura estiva con la Suzuki Katana (che per... motivi tecnici è sconfinata quasi nell'inverno, guardate il video fino in fondo per capire meglio) in cui abbiamo verificato come si comporta fra i cordoli di un circuito. Com'è andata? Come ci aspettavamo, bene: motore e telaio sono quelli della GSX-R 1000K5, e si sente. Un gran bel feeling, tanti cavalli in uscita di curva, e una ciclistica sana, di quelle che sanno come far divertire. Abbiate solo cura di lavorare gradualmente sui freni, altrimenti l'ABS si rivela un po' intrusivo: si può staccare forte, ma dando qualche decimo di secondo in più al sistema nella prima fase della corsa della leva.
Certo, come dicevamo nella parte relativa al misto stradale, con un bel quickshifter e gomme più performanti ci si divertirebbe ancora di più, ma sono entrambi aspetti a cui è relativamente facile porre rimedio rivolgendovi all'aftermarket, da una parte, e... al gommista, dall'altra. E poi c'è una posizione di guida di compromesso, che rende la Katana agilissima sullo stretto ma penalizza un po' sul veloce - siamo dopotutto su una naked stradale, e non sarebbe davvero opportuno chiederle un comportamento diverso che la penalizzerebbe su strada.
La riconsegno ai... legittimi proprietari con un po' di dispiacere, perché questa estate me la sono davvero goduta: la Katana si è rivelata divertente, gustosa e versatile - più di quanto non mi sarei aspettato prima di conviverci per un po'. L'invito quindi è per tutti quello di provarla, prima di emettere giudizi - sono sicuro che piacerà a molti, molti più di quanto non si creda. Ha i suoi difetti? Certo. Ma ha anche un carattere, estetico e dinamico, che non molte altre possono vantare.
Rieccoci qui con un'altra esperienza in sella alla Suzuki Katana 1000 Jindachi. Dopo la trasferta a medio raggio (che per una moto del genere possiamo tranquillamente considerare lungo raggio) e le sparate in montagna, con cui mi sono deliziato per tutto il mese di agosto - potete leggere tutto nei capitoli sottostanti - proviamo ad affrontare il traffico dell'ora di punta.
Già, perché non so voi, ma a me questa nuova Katana piace molto anche dal punto di vista estetico: il codino tronco le conferisce modernità, mentre la vista laterale, e soprattutto il tre quarti anteriore, è un omaggio alla Katana originale. Quindi, cosa c'è di meglio se non avventurarsi nel centro di Bologna, all'ora dell'aperitivo, per vedere come si comporta nel traffico ma anche quali sono le reazioni della gente a questo remake Suzuki? La risposta a quest'ultima curiosità ve la anticipo: c'è chi non la può vedere, ma in media la Katana riscuote molto successo. E non solo da chi, come me, è ormai negli anta.
Dinamicamente, iniziamo con il miglior complimento che si possa fare a una moto dall'Euro-4 in avanti: la Katana 1000 non scalda! Anche nella caldazza (come si dice da queste parti) di Agosto, anche in mezzo al traffico e nelle soste ai semafori, la Suzuki è piacevolmente contenuta nelle... effusioni termiche. Certo, se state fermi molto a lungo si arriva a far partire la ventola con l'acqua oltre i 100°, ma anche in quel caso non si soffre come su alcune concorrenti. E poi, con quel motore, si gode come matti anche in città: si può andare via con un filo di gas, veleggiando anche in sesta a velocità pedonali e gustandosi il ringhio un po' sincopato dello scarico Akrapovic, oppure gustarsi qualche piccola spalancatina. Eh, no, agente, quello non ero assolutamente io, ma le pare?
L'erogazione è di una pulizia esemplare, e se non ci fossero i semafori si potrebbe inserire la terza o addirittura la quarta e dimenticarsi del cambio.
La Katana è agilissima per una 1000, con la posizione giusta per garantirvi la giusta visibilità nel traffico e... individuare la traiettoria migliore per filtrare fra le auto - dove passa uno scooter medio, passate anche voi senza problemi, e senza mettere praticamente mai i piedi per terra. Il raggio di sterzo non è contenutissimo - il quattro in linea ha una certa larghezza di cui tenere conto - ma basta davvero un minimo di mestiere per fare inversione in qualunque strada a due corsie, anche qui senza poggiare i piedi a terra.
Capitolo comfort (oltre al calore, s'intende): le sospensioni copiano bene le asperità, con solo qualche limite di risposta al posteriore, dove la taratura necessaria a gestire i 150 cavalli del motore K5 porta a inevitabili compromessi sui fondi più sconnessi, sui pavé e sulle buche. Da un lato, però, non stiamo parlando di una situazione critica; dall'altro ribadisco quanto espresso negli altri frangenti. Le sospensioni della Katana reagiscono bene alle tarature, e basta mollare un po' il precarico oppure limitarsi a qualche click in meno sull'estensione del mono per migliorare decisamente il comfort. Ma prima di andare a fare la sparata ricordatevi di ripristinare la taratura di serie...
Difetti? Poco o nulla. Le frecce non sono dotate di cicalino e non si disinseriscono automaticamente, quindi può capitare di dimenticarsele inserite e prendersi qualche improperio da qualche automobilista nervoso. E poi bisogna prestare attenzione all'acceleratore molto sensibile, pena dare qualche colpetto di gas indesiderato sui fondi più sconnessi. Entrambi peccati men che veniali e ai quali si impara presto a porre rimedio. Ultimo: in città non si nota (e confesso di non averlo riscontrato in altre situazioni) ma il fascio luminoso del faro anteriore non è profondissimo. Usate la dovuta prudenza se vi avventurate a notte fonda su strade poco illuminate.
Finalmente entriamo nel vivo del nostro periodo con la Suzuki Katana 1000. Stavolta la porto in montagna, sull'appennino tosco-emiliano. Percorsi probanti, con ogni tipo e qualità di asfalto, per capire come si comporta la naked Suzuki nella guida dinamica ad un esame più approfondito di quello che può essere una semplice prova.
La posizione di guida si rivela azzeccata: la correlazione sella-pedane-manubrio determina una posizione neutra, moderatamente rialzata e valida nella guida sportiva, senza troppo carico sui polsi o certe goffaggini delle proposte più sportive in discesa. Il (pregiato) rivestimento della sella trattiene molto, cosa che non farà troppo piacere a chi ama guidare di corpo; in compenso, aiuta a restare in posizione in accelerazione e in frenata.
La ciclistica mi è piaciuta davvero tanto, soprattutto perché le sospensioni si sono confermate piacevolmente sensibili alle regolazioni, e mi hanno permesso di aggiustare un po' il precarico al posteriore sui percorsi più rovinati, dove le sconnessioni causano qualche "sparata" del retrotreno. Sul liscio si viaggia invece benissimo con la taratura di serie, che ha il pregio di una gran comunicativa e di non "pompare" mai sulle ondulazioni.
Il motore è una certezza: basta pensare alla derivazione K5 e si hanno tutte le risposte che si possano desiderare. Corposo, grintoso in alto e regolarissimo - se desiderate qualcosa di più su strada, o siete pazzi o siete... all'Isola di Man. L'acceleratore a camma ovale elimina l'on-off presente sulla GSX-S, e il controllo di trazione (del quale quasi non si sentirebbe la necessità, tale è la pulizia dell'erogazione) è una gran rete di sicurezza sui fondi più infidi.
Critiche? Piccoli dettagli: un quickshifter bidirezionale modernizzerebbe molto la guida, e l'ABS a volte è un po' troppo prudenziale nell'intervento. Ma appunto, parliamo di piccoli dettagli. Consumi: sono rimasto quasi sempre fra i 17 e i 18km/L, arrivando a sforare i 200km di autonomia.
Ed eccoci alla prima vera esperienza della nostra vacanza con la Suzuki Katana 1000. Un bel viaggetto - 400 chilometri andata, altrettanto al ritorno - su statali ma soprattutto autostrade, italiane e slovene, per vedere se la Katana è adatta anche ad un impiego di questo tipo.
Sono rimasto a dire poco sorpreso, perché al netto dell'autonomia un po' risicata - lo stile ha imposto un serbatoio da soli 12 litri, il che si traduce in circa 200 chilometri prima di doversi fermare - la Suzuki si è rivelata tutt'altro che scomoda. Piacevole, con quel suo motorone pieno di grinta ma anche dolce e progressivo, scevra da vibrazioni e con una sella capace di non far rimpiangere troppo proposte più turistiche.
Il plexiglass maggiorato della versione Jindachi si è peraltro rivelato molto efficace nel proteggere dall'aria - chi scrive è... diversamente alto un metro e settantadue - che si avverte solo sulle spalle, mentre il casco rimane davvero stabile e libero da vortici e dalla pressione aerodinamica.
L'unico accorgimento che ho adottato per aumentare un pelo il comfort è stato aprire un po' i registri della compressione: l'assetto standard è molto vicino al tutto chiuso, garantisce un ottimo comportamento dinamico ma per le lunghe percorrenze ho sacrificato volentieri qualcosa in termini di precisione e rigore dell'assetto in favore di qualche scossone in meno su buche e giunzioni varie. Scoprendo così, tra l'altro, che le sospensioni della Katana reagiscono piuttosto bene alle regolazioni...
Appuntamento fra qualche giorno per scoprire invece come si comporta la Katana nell'impiego a lei più congeniale. Sto solo decidendo su quale passo di montagna portarmela...
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Agosto, tempo di vacanze! E come sapete bene tutti, qualunque vacanza diventa più bella se in compagnia di una bella moto. E' per questo che quando Suzuki mi ha lanciato la proposta di passarla in compagnia di una splendida Katana 1000 Jindachi, non ho esitato molto a dire di si. Anche perché ho giusto giusto un paio di impegni in cui la maxinaked di Hamamatsu - che Lillo ha provato al lancio in Giappone, e che poi finalmente sono riuscito a provare anch'io in una recente comparativa - credo se la caverà alla grande.
E anche qualche altro impegno - aggiungo - per cui la Suzuki Katana 1000 non è sicuramente stata pensata, come il turismo a lungo raggio o anche una bella "pistata", anche se, come saprete se ci seguite da un po' di tempo, tutte ma proprio tutte le Suzuki emettono i primi vagiti sulla pista test di Ryuyo.
Insomma, vi porto - metaforicamente, s'intende - in vacanza con me, raccontandovi a cadenza... rigorosamente variabile, durante questi due mesi di agosto e settembre, come si comporta la Katana nelle nostre prossime avventure. Appuntamento a fra una settimana o giù di lì, quando me la porto a vedere... dove è nato lo spettacolare scarico Akrapovic che si ritrova sotto!
Articolo originale pubblicato il 30/7/2019, aggiornato il 5/9/2019
Leggo commenti di gente che calcola l'autonomia "dai valori del display in un fotogramma del filmato"... Ma lo sapete come funziona un computer di bordo? Se impostato su autonomia istantanea, si ri-calcola in automatico sul tipo di guida, IN TEMPO REALE. Ergo, in accelerazione diminuisice in modo drastico, per poi aumentare (con la stessa curva) in decelerazione. Se LEGGESTE L'ARTICOLO (cosa che qui e sui social oramai non si fa più), si parla di autonomia di ca 200 km (peraltro nella guida in città, a Bologna), che non mi sembra affato male. Certo, gli scooter fanno meglio... :-)
Poi, scusate, ma il "non è una moto da turismo" vuol dire tutto e niente.
Vedo un sacco di gente col GS che va al lavoro ogni giorno, con le borse in alluminio.
Quindi? Quella è "una moto da città"?
Io penso che una moto debba piacere e si scelga in primis con la pancia. Non con la testa.
Se no, compreremmo tutti le "moto intelligenti". Quelle che comprano i tedeschi, per capirci.
E' altrettanto ovvio che in pista 100 km di autonomia sono anche sovrabbondanti, ma per l'uso normale, a velocità naturalmente più moderate e consumi significativamente inferiori (penso sui 14/15 km/lt) arriveremmo a 150/160 km di autonomia. Ciò vuol dire che ogni 120/130 km di percorrenza devi iniziare a pensare di fare il pieno...sai che pelotas !!!