Kawasaki ZZR 1400: dal 2021 fuori listino
Kawasaki ha appena annunciato che dalla fine 2020 in poi non produrrà più la sua Sport Touring ZZR 1400: abbandona il mercato una moto che ha lasciato il segno lungo la sua carriera iniziata nel 2006.
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La ZZR 1400 nasceva in un periodo dove le superprestazioni e i fatidici "300 km/h" sembravano dei vessilli da mostrare orgogliosamente ad un certo tipo di clientela affascinata dai numeri ancor più che dalle doti dinamiche delle motociclette.
A parere di chi scrive, nel 2006 raccoglieva il testimone sia dell'aggressiva Ninja ZX12-R (con la quale condivideva l'uso di un telaio monoscocca in alluminio) che della ZZR 1200 (decisamente molto più turistica) unendo il meglio dei due mondi: con i suoi 190 cavalli che diventavano 200 con il RAM AIR in pressione si poneva in concorrenza con una Honda CBR1100XX Super Blackbird già al capolinea, e sopratutto con la più longeva Suzuki Hayabusa, più affine per cubatura e che ha reso le armi – pure lei strozzata dalle norme antinquinamento - nel 2018.
Ma la ZZR 1400 era una cosa a sé, e peculiare rispetto alle altre sirene dei 300 all'ora, forse proprio per le sue origini ambivalenti: look da turistica, ma alla prova dei fatti maneggevole nonostante la mole, indistruttibile, comoda per farci anche i viaggi e con il motore da 1.351 cc che ancora oggi è capace di sorprendere per la sua risposta vigorosissima, appena stemperata dalla rapportatura finale tarata per l'iperspazio.
Nel 2008 viene aggiornata con l'ABS di serie e, se mai qualcuno ne avesse sentito la necessità, altri 3 cavalli di potenza e maggiore coppia ai medi regimi ma ad ogni MY si aggiungono piccole migliorie a propulsore, livrea e ciclistica. Nel 2012 il quattro cilindri viene ridisegnato e la corsa aumentata: la cilindrata effettiva tocca così i 1441 cc per una potenza di 200 cv che diventano 210 con l'air box in pressione, mentre si allunga l'interasse di 20 mm e si chiude il cannotto di sterzo di un grado per una versione totalmente rinnovata della maxi tourer, senza contare che dal 2014 si affiancano le versioni Performance Sport con sospensioni più raffinate, Brembo M50 e scarichi Akrapovic dedicati.
Nel corso della sua carriera la ZZR 1400 si è ovviamente arricchita anche dei salvifici dispositivi come il controllo di trazione su tre livelli e diverse mappature per amministrare in sicurezza tutta la sua potenza, anche se non ha mai raggiunto la stessa raffinatezza e completezza dei controlli elettronici delle proposte più recenti come la Ninja 1000SX, la Ninja H2 SX o la Ninja ZX10R.
Ad EICMA 2019 la ZZR 1400 faceva bella mostra di sé all'interno dello stand Kawasaki, e forse qualcuno di noi è rimasto stupito nel vederla ancora lì, senza nemmeno una standista a “valorizzarla”: dopo la dipartita della GTR1400 era rimasta sola tra le moto "extra large con un certo non so che" degli anni '90, territorio che comunque presidiava con un largo seguito di appassionati.
Sintomatico, forse, anche il fatto che a lei non è stata mai apposta la magica parolina “Ninja” in evidenza, invece, sulle carene delle due moto che ne hanno un po' cannibalizzato il mercato, le già citate 1000SX e sopratutto H2 SX dalla potenza simile, ma ottenuta con un motore più piccolo, una maggiore raffinatezza tecnica e una migliore – grazie al compressore – attitudine a rispettare i limiti di emissioni inquinanti.
Per le moto come la ZZR 1400, grasse, grosse, potenti come un pugno sbattuto sul tavolo che rovescia i boccali di birra, non c'è più spazio nonostante se ne vedano molte con chilometraggi a sei zeri nelle mani di viaggiatori esperti, forse anche perché di lei i denigratori hanno sempre parlato come di una moto senza un vero habitat: non curva come una sportiva, sulle nostre autostrade basterebbe una distrazione per bruciarsi la patente, in montagna ha poca luce a terra, in città non ne parliamo nemmeno; resterebbero soltanto la sfida suicida, l'autostrada tedesca, la sparata - rigorosamente in coppia, atrimenti non vale - al Nürburgring e le magnifiche prove YoungTimer del nostro Perfetto, e comunque sarebbero sempre tanta roba. A parte la sfida suicida.
Invece è una moto che ha tanto da dire anche oggi, pur non eccellendo in nulla se non nella follia di prestazioni sbalorditive: è stabilissima, se guidata sportivamente è godibile e divertente, non richiede altro che prudenza e un amico gommista: sfidiamo chiunque a trovarne dei difetti congeniti o delle debolezze strutturali.
Cara ZZR, con la tua uscita di scena a fine 2020 scompare anche questa sigla di tre lettere con la quale ci impastavamo la bocca quando c'era da dare un'opinione sulle moto esagerate e si voleva fare colpo; sparisce quel segmento di moto pesanti e violente cui gli psicologi attingevano quando Jung e Freud non bastavano più, e viene decimata la categoria delle moto alle quali bisogna riconoscere rispetto; scommetto un euro che tra vent'anni sentiremo ancora parlare di te, molti si vanteranno – mentendo - di averti guidata, domata e poi venduta rimpiangendoti come ogni cosa superata da una modernità bugiarda più veloce dei tuoi 298 km/h autolimitati. Diranno pure che il tuo cupolino a sei fari era bello: ripeto, tra vent'anni ti rimpiangeremo.
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Capobutozzi1, Roma (RM)Onore ad un mito della nostra giovinezza. Avevo un amico che l aveva comprata usata. Un missile aria-aria
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marcodalla valleio ne posseggo una dal 2013 e in questi gg. mi sono portato a casa anche una z1000 naked cosi da avere sia la super sport tourer che la piccola per qualche sparata veloce. ben venga se non ne produrranno più,aumenterà il suo valore .vi posso assicurare che guidarla ma anche vederla ferma in garage provoca emozione.comunque kawasaki fa moto che non piaceranno a tutti ma pargliamo di mezzi indistruttibili da girarci il mondo,poi se guardiamo il motociclista medio da noi vede solo quello che la moda comanda,e mi fermo qui.