Le Belle e Possibili di Moto.it: Yamaha TZR 125R Red Rocket
La prima Yamaha TZR era stata la quintessenza del brutto anatroccolo anni 80. Arrivata in Italia attraverso l’importatore Belgarda nel 1987, non era una brutta moto – anzi, con le due livree bianco-rossa e giallo-blu che evocavano le 500 di Lawson e Sarron non erano affatto male – ma era la classica ottavo di litro giapponese di quel periodo: onesta, affidabile, relativamente comoda e guidabile così come la sorella Ténéré 125.
Il problema stava nella concorrenza, sotto il nome di Cagiva, Aprilia, Gilera e, di lì a breve, Honda. Con 26 cavalli, all’epoca, non si faceva breccia nel cuore dei sedicenni. Al limite si tranquillizzavano i loro genitori, e il successo commerciale non arrivò.
La situazione cambiò radicalmente nel 1990, quando evidentemente si decise di lasciare mano libera alla filiale italiana. Signore e signori, ecco a voi quella TZR125R – modello in cui la seconda “R” voleva dire davvero tanto – che cambiò radicalmente le carte in tavola. Completamente rivisitata, la TZR guadagnò un telaio decisamente più moderno nel design e nelle prestazioni, forcella rovesciata e forcellone a banana, per facilitare il passaggio dello scarico, come andava di moda nei GP.
I cerchi sono passati ad unità da 17” con sezioni molto più moderne e performanti: 110/70 all’avantreno e 160/70 al retrotreno, impianto frenante Brembo più moderno (con un bel disco da 320 come quello che montavano le YZR) e, finalmente, propulsore, Minarelli, completamente rivisto per tenere il passo della concorrenza. Da 26 si passò a 33 cavalli, con carburatore da 32mm.
Il risultato fu una moto capace di giocarsela con la migliore concorrenza italiana (e giapponese, perché in Honda nel 1988 era “suonata la sveglia” con l’arrivo della NSR-F e versioni successive) e di godere di ben altro successo commerciale. Tanto che, a fianco della versione standard, arrivò quella Marlboro Red Rocket che faceva il verso alle 250 e 500 di Harada, Cadalora, Rainey e Kocinski. Quella si, che fece sognare i sedicenni dell’epoca.
L’esemplare che vi presentiamo è in condizioni eccellenti, tanto da giustificare un prezzo non certo contenuto ma nemmeno esagerato se si considerano percorrenza e situazione estetica della moto.
No maiuscolo, grazie!
Alla fine le leggi cambiarono e i 16enni le moto 125 due tempi e potenti, non le poterono piu' guidare, cosi' noi tutti degli anni 90 ci ritrovammo con delle moto ancora belle e validissime, ma impossibili da vendere in Italia, così pur di racimolare qualcosa per comprarmi all'epoca la mia prima auto, la vendetti per una cifra veramente bassa ad un esportatore verso la Germania, dove avevano ancora mercato!! ora col senno di poi, sono veramente dispiaciuto di averla venduta (poi pure per poco!) e avrei preferito tenermela in garage ed ogni tanto deliziarmi ancora con quella che e' stata la mia vera prima moto!!!!