Le strade italiane più pericolose da fare in moto sono queste
Le strade statali Aurelia nelle province di Savona, Massa e Lucca, la Adriatica in provincia di Rimini, la Tirrena-Inferiore in provincia di Salerno: sono queste le tratte dove nel 2020 si è registrato il maggior numero di incidenti che hanno coinvolto motociclisti e ciclomotoristi.
A raccontarlo, con i dati suddivisi per provincia, sono le statistiche raccolte dallo studio ACI sulla localizzazione degli incidenti stradali che viene pubblicato annualmente.
Lo studio racconta che nei circa 55.000 km di strade della rete viaria principale nazionale, nel 2020, si sono registrati 24.205 incidenti (830 mortali), con 911 decessi (sono il 38% del totale) e 36.518 feriti.
L’indice di mortalità medio è stato di 3,8 vittime ogni 100 incidenti, in crescita rispetto al 2019 (era 3,4). Sulla rete autostradale, le diminuzioni sono state più consistenti sia in termini di incidenti (-40%) che di morti (-37%).
Scorrendo lo studio LIS dell'ACI si scopre che i motociclisti (in questa categoria sono compresi anche coloro che guidano scooter e ciclomotori) sono coinvolti nel 20,8% degli incidenti stradali: uno su cinque. Inoltre l'indice di mortalità è quasi quattro volte quello degli automobilisti: 5,2 vittime ogni cento mezzi coinvolti contro 1,4.
Sulle strade extraurbane, seconde per numero di incidenti e per gravità rispetto alle strade urbane dove il traffico è anche superiore, nel 2020 le cose sono peggiorate per i cosiddetti utenti vulnerabili che hanno rappresentato il 40% delle vittime. In particola i motociclisti sono stati 239, i pedoni 82 e i ciclisti 39.
Nel complesso, per tutti i veicoli, l'anno scorso 73 incidenti su 100 si sono verificati nei centri abitati, il 22% su strade extraurbane e il 5% in autostrada.
Le limitazioni alla mobilità imposte dalla pandemia hanno ridotto di molto il traffico e di conseguenza il numero di incidenti. Nelle autostrade -39,9% di incidenti e -37,1% morti; sulle strade extraurbane -27,5% incidenti e -25,7% vittime; numeri che nei centri abitati sono scesi rispettivamente del 31,7% e 20,3%.
Su tutte le strade, in ogni caso, la mortalità è diminuita meno del numero di incidenti.
Peraltro, come abbiamo visto poche settimane fa, le stime elaborate da ACI e ISTAT per il periodo gennaio-giugno 2021 riportano numeri in aumento nel post lockdown, con 65.116 incidenti che hanno visto lesioni alle persone: si tratta di un incremento del 31,3%. I feriti sono stati infatti 85.647 (+28,1%) e le vittime 1.239, in aumento del 22,3%.
Queste ultime sono cresciute molto in autostrada (+50%) e si stima fra il +17 e il +20% sulle strade urbane ed extraurbane.
Le strade peggiori
Oltre alle tre strade statali ricordate all'inizio, le strade che hanno visto il maggior numero di incidenti motociclistici nel 2020 sono state le statali dell’Ischia Verde e la Sorrentina in provincia di Napoli, la Casilina, la Cassia e la bis Ostiense in provincia di Roma, la Tangenziale Est-Ovest di Napoli e SS035 dei Giovi in provincia di Milano.
Per quanto riguarda invece tutte le categorie di veicoli, sono le autostrade urbane a confermarsi anche nel 2020 quelle con la maggiore densità di incidenti. Tra queste troviamo, infatti, le Tangenziali di Milano, la Tangenziale Nord di Torino, la Diramazione di Catania A 18 dir, il Raccordo di Reggio Calabria, il Grande Raccordo Anulare e la Penetrazione Urbana della A24 a Roma.
Per le strade extraurbane si sono registrate frequenze elevate di incidenti sulla Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga (nel tratto in provincia di Monza Brianza), sulla statale Nettunense in provincia di Latina, sulla provinciale 227 di Portofino (Genova) e sull’Asse interurbano di Bergamo.
I dati dello studio ACI, nazionali, regionali e suddivisi per provincia, sono consultabili a questo link
La verità è che si fa poco per ridurre gli incidenti mortali, e non solo in Italia. Se andate a vedere Francia e Germania hanno un numero di morti simile a quello dell'Italia, quindi qualche cosa a livello globale non funziona, al di la di fattori prettamente nazionali come la geografia, il grado di educazione stradale e altro
Dal frequente utilizzo di queste strade ho rilevato che, escluse le “ore di punta” nelle quali il traffico si paralizza, il limite di 90 km./h previsto viene spesso abbondantemente superato. Chi lo rispetta è sorpassato anche dagli autoarticolati. Controlli non se ne effettuano.
Credo che sarebbe opportuno installare quanto prima dei tutor, come nel tratto autostradale di Bologna, ove mi sembra che operino in modo efficace.