Nico Cereghini: ”Il dramma di Misano impone riflessioni”
Ciao a tutti! Vorrei dedicare un pensiero e una riflessione allo sfortunato Fabrizio Giraudo, il pilota amatore di 46 anni che drammaticamente ha perso la vita a Misano domenica scorsa nella RR Cup. Un maledetto incidente, di quelli che oggi non si riescono a risolvere: coinvolto in una caduta, Fabrizio è stato investito dalla moto di un altro pilota. Come Simoncelli, come Tomizawa a Misano. Era il primo giro della classe 1000, alla prima curva i piloti erano in gruppo.
Dramma nel dramma Fabrizio, che era un imprenditore edile di Fossano, aveva famiglia, la moglie e due figli piccoli di 8 e 6 anni. Il maggiore era con lui a trafficare sulla moto pochi minuti prima e poi in tribuna per seguire la gara del suo papà. Non possiamo nemmeno immaginare il dolore che deve avere provato il bambino e tutta la famiglia. Abbracciamo tutti loro e gli amici di Fabrizio, unendoci allo strazio per la perdita.
Ecco, ogni volta che accade un dramma così forte nascono le polemiche e c’è chi si spinge a dire che un papà con figli piccoli non dovrebbe rischiare la vita scendendo in pista. E naturalmente siamo tutti liberi di pensarla come vogliamo, effettivamente c’è chi per i figli ha lasciato la moto e chi invece, come me e come tanti altri, con i figli piccoli non ha rinunciato a correre nei GP. Sono scelte individuali, spesso fatte insieme con il partner e senza nascondersi le conseguenze possibili.
Perché è importante ricordarci che stiamo parlando di una passione, delle passioni. C’è chi fa sci alpinismo, chi arrampica, chi si lancia con il parapendio, chi si immerge con la muta da sub e così via. Ci sono rischi in tutte queste attività sportive, ma si prendono tutte le precauzioni possibili. Senza passioni non si vive pienamente e dopotutto, equipaggiato alla perfezione come Fabrizio certamente era, i rischi che andava ad assumersi nel Trofeo Amatori non erano statisticamente superiori a quelli che avrebbe affrontato in un giro panoramico sulle sue Alpi cuneesi.
Rispettare le persone vuol dire anche rispettare le loro scelte. E nessuno di noi è immortale. Possiamo concludere che Fabrizio e la sua famiglia pagano un prezzo troppo alto, ma dobbiamo anche ricordarci sempre che siamo tutti appesi a un filo. E che la moto può diventare pericolosa.
Sono abbastanza sicuro che in questi giorni, in questi mesi, c’è chi lavora sodo nella ricerca di dispositivi che possano salvare la vita dei motociclisti anche nelle situazioni come quella che ha ucciso Fabrizio Giraudo. Si può fare di più anche per gli incidenti che giudichiamo imprevedibili e irrisolvibili sul piano della sicurezza. Paraschiena e airbag hanno spostato in alto lo standard, oggi serve uno step in più, ma sono convinto che ci arriveremo. Anche nel nome di Fabrizio e di Marco Simoncelli.
Personalmente, ogni volta che mi accingo ad affrontare una ferrata o cammino su un sentiero esposto, il dubbio se io stia facendo la cosa giusta, avendo bambi piccoli, mi accompagna sempre.
Ma se ci leviamo ogni passione, cosa resta di noi?
Quindi prudenza, assolutamente. E casco ben allacciato anche in parete. E qualsiasi strumento studiato per la sicurezza, che occorre conoscere e saper maneggiare bene.
Ma la passione continua, ci guida e ci fa da maestra, farne a meno davvero non si può. Siamo perfettamente consapevoli che la pista, così come la montagna, può essere severa e ne accettiamo il prezzo.
Grazie Nico per le tue parole. Ci conoscemmo tanti anni fa, fu un vero piacere lavorare per te.
Massimiliano