Nuova Suzuki Hayabusa, la vedremo davvero? Intanto, altri rumors
Si susseguono i rumors, l'ultimo quello della testa giapponese Autoby prontamente rilanciato anche da Bikesocial, riguardo il possibile gran rientro nel mercato della Suzuki Haybusa dopo essere stata radiata prima in Europa e poi negli U.S. a causa dell'impossibilità di soddisfare le normative antinquinamento.
Già nel 2018, alla presentazione della nuova Katana il presidente di Suzuki, Toshihiro Suzuki (figlio del patriarca Osamu Suzuki, vi ricordiamo che la Casa di Hamamatsu è un'azienda dove esiste ancora un legame diretto con i fondatori), aveva dichiarato che entro il 2021 vi sarebbero state grandi novità nelle moto di grossa cilindrata e le indiscrezioni su una nuova Hayabusa hanno poi trovato ulteriori appigli dopo il deposito di alcuni brevetti.
“Hayabusa” è quasi un marchio, ormai: un nome conosciuto che affascina molti motociclisti amanti delle super prestazioni, vanta un seguito ostinato negli U.S. e, in parte, anche nel vecchio continente, una riedizione aggiornata della “Busa” andrebbe anche incontro alle aspettative di tutti quelli che negli anni '90 e 2000 avevano vent'anni e magari con il nuovo modello potrebbero coronare il sogno di possedere una moto all'epoca ambitissima e oggettivamente unica.
Ma la domanda è: l'Hayabusa ha bisogno di essere rivoluzionata? Probabilmente, stando ai rumors pubblicati da Autoby, no. Del resto, un motore moderno di 1348 cc (la cilindrata effettiva della seconda versione della sport-touring di Suzuki) non farebbe fatica a raggiungere i 200 cavalli e avere un'erogazione robusta nonostante la mordacchia dell'euro 5, al massimo potremmo desiderare un ritocco all'alesaggio per passare ai 1400 cc pieni; il telaio è già a punto, freni e sospensioni non sono un problema: resterebbe soltanto da aggiungere una piattaforma inerziale a sei assi per poter disporre di tutti i controlli elettronici di ultima generazione, sospensioni attive, un TFT per gestire tutto tramite interfaccia touch e una linea al passo con i tempi che, magari, limi qualche chilo dalla massa complessiva.
Se proprio vogliamo esagerare e portarci avanti col lavoro, prevedere l'alloggiamento per i sistemi ARAS che, prima o poi, diventeranno un must per tutte le top di gamma come l'Haybusa vuole essere. Se questo sia veramente il pensiero di Suzuki riguardo la mitica Hayabusa noi non possiamo saperlo, c'è anche da tenere in considerazione che un motore quattro cilindri 1300 o 1400 avrebbe difficoltà a essere il perno di una piattaforma di modelli e che quindi l'investimento sul rinnovamento della “Busa” sarà certamente vagliato con grande attenzione dalla Casa, ma nulla vieta di sognare e fantasticare di un rientro che potrebbe essere veramente una delle grandi novità del 2021 o del 2022 e che, tra l'altro, pareggerebbe negli Stati Uniti il conto con Kawasaki che ha lasciato la sua ZZR 1400 in produzione per il mercato americano, mentre per mettersi in competizione con la Kawasaki H2 SX forse la futura Hayabusa dovrebbe possedere indole dinamica appena più sportiva e meno da drag race.
Foto: bikesocial
Inoltre, in Piemontese, la busa è il ricordo caldo organico lasciato dalle vacce al pascolo e riutilizzato per il letame. E quella moto è tutt'altro.
Il TFT per quel che mi riguarda se lo possono anche risparmiare.
Essendo un mito in USA, e avendo li meno problemi di norme antiinquinamento, secondo me la nuova "busa" uscira'. Da vedere se verra' prodotta anche per il mercato europeo.
Tra l'altro il motore viene usato anche per delle auto, vedi la westfield megabusa.