Trapianti di motori. Laverda e Moto Morini
Gli accordi tra le case costruttrici, anche se non tanto frequenti, ci sono sempre stati. Per la verità hanno interessato maggiormente il settore automobilistico ma pure in campo moto ce ne sono stati di significativi.
Alcuni di essi hanno portato alla fornitura di motori che non erano certo nati per venire venduti ad altri, ma solo per essere impiegati su modelli di propria fabbricazione.
Attorno alla metà degli anni Cinquanta la Victoria, una storica casa tedesca, aveva bisogno di un modello di 175 cm3, possibilmente a quattro tempi, per completare la sua gamma. Decise di non investire tempo e denaro nella progettazione, nello sviluppo e nella industrializzazione di un monocilindrico completamente nuovo ma di guardarsi attorno.
Uno dei migliori 175 della intera produzione mondiale era quello della Parilla, caratterizzato da una distribuzione a camma rialzata. Di disegno lineare e moderno, era stato progettato da William Soncini e presentava l’interessante particolarità di impiegare un solo eccentrico per azionare entrambe le valvole.
La soluzione non era inedita ma, assieme alla posizione dell’albero a camme, risultava sicuramente efficace, a giudicare dai risultati conseguiti anche in campo agonistico.
Il monocilindrico Parilla, presentato alla fine del 1952, era a corsa leggermente lunga (le misure caratteristiche erano 59,8 x 62 mm) e nelle versioni più sportive erogava una dozzina di cavalli.
L’accordo venne rapidamente stipulato e nel 1957 la Victoria iniziò a produrre una robusta 175 dalla linea piuttosto teutonica, con sospensione anteriore a ruota spinta, denominata KR 17 P.
Ormai però il mercato motociclistico tedesco era crollato e di queste moto ne vennero costruite soltanto 500 (circa). Nel 1958 la Victoria su unì alla DKW e alla Express per formare la Zweirad Union, riducendosi a costruire ciclomotori.
Pure la Morini ha fornito un suo motore a un’altra casa motociclistica, che lo ha utilizzato per produrre un numero limitato di esemplari di una robusta 175. Si trattava della spagnola Ossa, che nel 1957-58 aveva deciso di migliorare la propria gamma, formata da modelli a due tempi, aggiungendo ad essa un monocilindrico a quattro tempi.
La scelta cadde sul Morini, che abbinava una eccellente affidabilità a eccellenti prestazioni. In questo caso l’idea era quella di costruire in Spagna i motori su licenza e non di acquistarli direttamente dalla casa bolognese. Era importante che il modello prescelto fosse di disegno semplice e risultasse facile da produrre. Il monocilindrico Morini era ideale anche sotto questo aspetto.
Fu l’ing. Sandro Colombo, al quale si era rivolta l’azienda di Barcellona, a indicare nel monocilindrico Morini quello più valido e conveniente e a iniziare le trattative. A lui si deve anche la progettazione del telaio della nuova moto, che venne contraddistinta dalla sigla 175 GT.
Inizialmente vennero forniti alla Ossa alcuni motori (5 o 8 a seconda delle fonti), che vennero utilizzati anche per un modello da cross e uno da velocità, apparsi nel 1959 ma rimasti esemplari unici.
Tutti i motori successivi vennero fabbricati nello stabilimento della casa spagnola.
La nuova 175 venne presentata alla stampa nel 1960 e fu costruita in due serie, che differivano tra loro solo per la colorazione. Nel 1961 venne anche realizzata una versione militare per l’esercito spagnolo, che rimase allo stadio di prototipo.
La moto andava bene ma risultava impegnativa per la Ossa, che in precedenza aveva avuto a che fare solo con motori a due tempi piuttosto spartani (e assai meno costosi da produrre), e per le strutture produttive delle quali essa poteva disporre. La 175 GT è stata prodotta, tra il 1960 e il 1963, in meno di un migliaio di esemplari.
I motori Parilla sono stati impiegati anche da un’altra casa italiana, che li ha utilizzati per un modello destinato al mercato americano. Si tratta della Garelli, che scelse il valido 125 ad aste e bilancieri progettato da Cesare Bossaglia.
Prodotta per buona parte degli anni Sessanta, la moto è stata commercializzata, oltre che dalla Garelli Motor Co. Of America, anche dalla American Rex Corporation ed era nota in genere come Garelli Rex KL-125.
La Parilla 125 era entrata in produzione nel 1958, dopo essere stata presentata verso la fine dell’anno precedente. Il motore, dalla struttura al tempo stesso semplice ma moderna e razionale, aveva misure caratteristiche perfettamente quadre (54x54 mm), cilindro in ghisa e testa nella parte superiore della quale quale veniva montato il “castello” con i bilancieri.
Le valvole erano inclinate e la camera di combustione aveva una forma emisferica. La potenza era di 8 cavalli a 7200 giri/min. Sui depliant della KL-125 venivano però indicati ben 15,3 CV a 7500 giri/min. Evidentemente negli USA ai fini commerciali le sparavano grosse…
La Garelli non ha però impiegato solo il motore Parilla per le moto che vendeva in America. Voleva proporre anche un modello di cilindrata un poco superiore e inizialmente aveva pensato alla Morini come fornitrice dei motori, arrivando anche a esporre al Salone di Londra una moto dotata del monocilindrico del Corsaro 150.
L’iniziativa non ha avuto però alcun seguito. La casa bolognese aveva deciso da tempo di non fornire motori ad altri costruttori (la Ossa doveva farseli da sola, su licenza); inoltre aveva un importatore negli USA.
Qualche tempo dopo la casa di Sesto S.Giovanni si è rivolta alla Laverda, che aveva da poco messo in produzione una interessante 125 con cilindro quasi orizzontale. Venne stipulato un accordo che prevedeva la fornitura di motori con cilindrata portata a 150 cm3 con i quali equipaggiare una nuova moto, la KL-150. Il monocilindrico in questione aveva un alesaggio di 58 mm e una corsa di 56 mm (nella originale versione di 125 cm3 le misure caratteristiche erano 56 x 50 mm), cilindro in lega di alluminio con canna in ghisa e distribuzione ad aste e bilancieri con due valvole in testa inclinate di 30°.
La Engine Specialties commercializzava questa Garelli col nome di Gladiator…
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il Fonz, Imola (BO)La potenza in America è sempre stata maggiore sia per le auto che per le moto perché facevano riferimento alle norme SAE una misurazione che dava valori diversi, là erano CV Sae da noi usavamo i CV Din. Nella misurazione americana se non ricordo male mancavano alcune componenti del motore credo: filtro aria e sistema di scarico diverso (aperto) o mancante.