Headbanger 2012
Le americane d’Italia
Le Headbanger sono “moto semplici e ignoranti, senza software, senza elettronica, senza iniezione, street legal al 100% e omologate Euro 3”. Giusto per far capire a chi ancora non la conosca la filosofia “italyankee” di questo giovane marchio nato soltanto un paio d’anni fa, e oggi ormai noto un po’ ovunque nel mondo, quantomeno da chi mastica abitualmente pane, custom e special.
Le Headbanger nascono in Franciacorta, nella fattispecie a Rovato (Brescia), nell’ordinatissima mini-factory del noto specialista Luciano Andreoli (“The Master, o meglio “El Maìster”, in slang locale), che assieme al suo gruppo di collaboratori realizza a mano uno per uno i sei modelli base e le varie edizioni cucite su misura dei clienti. Vere special “à la carte”, insomma, assemblate giocando con tutta la componentistica disponibile: serbatoi, manubri, selle, ruote di varie dimensioni, comandi a pedale, ovviamente colorazioni e finiture varie. Non solo: con un supplemento di 850 euro è possibile avere anche telai più o meno lunghi - versione “S” (slim) oppure “L” (Long) - per accontentare utenti di tutte le taglie. E tutte sono rigorosamente omologate Euro 3, o se volete “100% street legal”, proprio come il titolo del celeberrimo album del ’78 di Bob Dylan, sempre per non farci mai mancare uno spunto di “musicultura” doc.
Ah, già: si possono scegliere anche i motori, chiaramente tutti V2 Made in U.S.A.: ce ne sono ben 7 a disposizione, tra S&S, Rev-Tech e T.P., con cilindrate che spaziano da 93 a 121 pollici cubi, ovvero da 1.522 a 2.000 cc.
Ma se Andreoli è la mente tecnica della giovane casa bresciana, Giorgio “The Soul” Sandi è colui che ha avuto l’idea ed il coraggio di dar vita a un progetto profondamente passionale come questo.
Brillante senior manager sessantenne patito di moto e di musica, Sandi ha una vera venerazione per i magici sound degli anni 60 e 70, epopea dei figli dei fiori e delle proteste giovanili, ma anche di eventi musicali epocali, a partire dal leggendario happening di Woodstock.
Non è dunque casuale che i modelli Headbanger portino nomi che si riferiscono a quei tempi, magari titoli di celebri “pezzi” che oltre mezzo milione di ragazzi accalcati nella campagna di Bethel (New York) nell’agosto del 1969 cantarono assieme ai loro idoli durante lo storico mega-concerto durato tre giorni.
Quanto alle due nuove Headbanger di quest’anno, la psichedelica Summertime evoca chiaramente l’immortale brano di Gerge Gerschwin che l’incredibilmente graffiante ugola blues di Janis Joplin (alla quale peraltro Sandi ha già dedicato la speciale Hollister denominata “Pearl with love”) interpretava in modo tale da far venire i brividi. Mentre “Woodstock Boogie” è un incalzante blues rock dei Canned Heat.
Stesso serbatoio piccolo per la Woodstock Boogie standard, mentre quello Bobber è da 18 litri; in entrambi i casi la sella è a 660 mm da terra e il peso dichiarato sarebbe di 233 kg, anche se qualche dubbio lo abbiamo, visto che forcelle, serbatoi e ruote anteriori sono parecchio differenti tra le due WB.
Quanto ai particolari, le foto ci sembrano piuttosto esplicative della massima essenzialità di queste moto, la cui “strumentazione” è concentrata in un mini-tachimetro analogico Motogadget, che sulla Summertime è fissato a fianco del serbatoio, a sinistra, e sulle WB è al centro dei magnifici raiser dei rispettivi manubri: un ninnolo veramente carinissimo, anche perché la parte scura del fondo bianco alloggia dei microscopici led rossi, che consentono di leggere i chilometraggi totale e parziale, il voltaggio della batteria, la velocità massima raggiunta e, naturalmente, l’ora, ma solo a chi a chi sia dotato del classico occhio di falco.
Da notare i comandi elettrici - cromati come la pompa del freno anteriore - tecnicamente identici a quelli delle Harley, quindi rigorosamente privi dei pulsanti di lampeggio, le micro-frecce oblunghe, i comandi a pedale lavorati a macchina dal pieno (sulla Summertime). Molto belle e suggestive anche le piccole selle in cuoio lavorate a mano, con doppia molla posteriore.
Carisma e vibrazioni
Le strade che solcano la verde area bresciana ed i suoi infiniti vigneti sono un naturale un invito all’uso della motocicletta. Con le Headbanger però, come del resto sulla maggior parte delle custom più o meno estreme, bisogna logicamente rassegnarsi ad andarci tranquillamente a spasso. Vuoi perché di piegare come si vorrebbe non se ne parla, vuoi per la natura stessa di questo genere di moto. E vuoi anche perché i freni frenano sì, ma solo dignitosamente: pur non essendo i pesi in gioco elevatissimi per moto del genere, il disco anteriore singolo, per quanto dignitoso, va pur sempre aiutato col posteriore giocando col cambio ed il freno-motore, quando ci si lascia un po’ andare col gas..
Sia chiaro: le HB hanno dei motori decisamente carismatici in termini di “voce” allo scarico e di “castagna”, visto che rombano e spingono forte, fin da subito, con sottofondo di qualche sputacchiamento in rilascio, particolarità assai libidinosa per i biker più navigati e legati al caro, vecchio carburatore. Le frizioni sono state addolcite, e anche i cambi sembrano migliorati in scorrevolezza, pur rimanendo ruvidotti quando si marcia piano, e raramente consenzienti quando si cerchi di evitare il classico clonk inserendo la prima da fermi.
Ma è altrettanto chiaro che queste moto invogliano poco alle classiche sparate, anche perché ben prima dei 100 orari le vibrazioni sulle manopole, iniziano a diventare, diciamo… impegnative. Mettiamoci i sellini minimali - comodi per il tempo che passa tra un rifornimento e l’altro, con i serbatoi piccoli - ed assetti di guida non sempre “amichevoli”, ed ecco che l’eventuale utente poco esperto, folgorato dallo stile e dalla semplice bellezza di queste moto, provandone una molto probabilmente “potrebbe rimanere offeso”, giusto per parafrasare Aldo, Giovanni e Giacomo nelle loro irresistibili gag degli svizzeri. Ma torniamo comunque a sottolineare che chi si compra una Headbanger se la può far confezionare su misura come dai celebri sarti londinesi di Savile Row, quindi scegliendosi la sella e l’assetto che più gli piace.
La solare Summertime, per esempio, monta un alto manubrio T-bar , vero killer per i polsi in quanto anche stretto e scomodamente spiovente, e quindi perfettamente in sintonia col serbatoio piccolo (leggi: autonomia ridotta, meno stress per le braccia). Al di là di questo, la Summertime si guida con facilità, anche grazie alla gomma posteriore stretta; come già detto, ha un motore piacevolmente pieno e pronto, le sospensioni tutto sommato sono superiori alle aspettative per capacità d’assorbimento (e anche il sellino molleggiato un pochino aiuta), e alla fine basterebbe quindi cambiare il manubrio per godersela molto meglio.
Molto meno maneggevole la Woodstock Boogie standard. In effetti, l’ergonomia fornita dal manubrione ape-hanger e dai classici comandi a pedale avanzati con ampi poggiapiedi è molto meno stressante rispetto a quella della Summertime, però la maggiore inerzia della ruota anteriore da 21” abbinata al gommone dietro da 180 rendono ostico l’inserimento in curva, e con le braccia così in alto alla fine non è che ci si diverta così tanto a guidarla. Inutile sottolineare che stiamo parlando di utilizzo stile passeggiata tranquilla, perché se si vuol viaggiare veloci tutto diventa molto più impegnativo.
Invece ho apprezzato di più la Bobber – anche da vedere, davvero molto bella – ben più rotonda e pacioccona da portare in giro, anche se il largo manubrio beach-bar è bello, ma tutto sommato meno rilassante dell’ape-hanger, perché si guida col busto leggermente in avanti: diciamo che un mini-ape hanger probabilmente potrebbe essere la scelta ideale, a livello di postura. Dal canto suo, la forcella Springer è senz’altro più secca delle tradizionali, ma la gommona anteriore l’aiuta discretamente nell’assorbire lo sconnesso.
Insomma, queste Headbanger sono moto senz’altro emozionali per chi sia in grado di valutarne l’essenza e le peculiarità: delle vere special di serie dedicate ad appassionati altrettanto speciali (ehm, anche a livello di portafoglio…), se vogliamo.
Pregi
Stile e fascino vintage; esclusività; carattere motore; guida piacevole (Summertime e WB Bobber)
Difetti
Prezzi impegnativi; frenata sufficiente; vibrazioni; guida (WB standard)
MA DI ARTIGIANALE COSA C'E' ?....
Se per "artigianale" si intende smontare e rimontare pezzi reperibili sui cataloghi.......
Belle ma..
Voglio dire, se mi compro una Harley con motore degli anni 70 posso trovarne a 6-8000 euro. Ne spendi 10.000 per farne un chopper, compreso di omologazione... e sei ancora mooolto sotto i 30mila euro di una HB.
Non so... belle si ma secondo me si fanno pagare un pò troppo. Ero rimasto a 21mila della Hollyster... ma cazzarola passare i 30mila mi sembra eccessivo. Costa meno comprare un telaio softail un motore 1340 e fartela costruire e omologare da un officina.