Un mese con Yamaha Tracer7 GT. 1/Quanto è bella da guidare in città!
Torniamo in sella per un altro long test, dedicato stavolta alla Yamaha Tracer7 GT. Sorellina minore della 900, la crossover bicilindrica Yamaha è stata rinnovata nel 2021 (anche nel nome, cambiato dal precedente Tracer 700) con l'arrivo della versione "da viaggio" Tracer 7GT. Basata ovviamente sul bicilindrico CP2 da 689 cc, con distribuzione plurivalvole bialbero e fasatura - appunto - irregolare, crossplane, capace di 75 cavalli a 8.750 giri e 7 kgm a 6.500 giri.
La ciclistica è basata su un telaio tubolare in acciaio, con forcella tradizionale da 41 mm e monoammortizzatore posteriore (entrambi regolabili in precarico ed estensione) con cerchi da 17 pollici (gommate 120/70 e 180/55) e doppio disco anteriore da 282 mm. Il peso - record di categoria - è dichiarato in 210 kg in ordine di marcia, con il serbatoio pieno (17 litri di benzina) e tutti i liquidi. Il prezzo parte da 9.699 euro, e se volete provarla prima di comprarla vi suggeriamo un demo ride Yamaha oppure, perché no, il servizio di noleggio a breve e medio termine Yamaha YouRent.
Rispetto alla versione standard, la Tracer 7GT è dotata di parabrezza maggiorato (più largo di 70 mm e alto di 92) regolabile in altezza anche in movimento, con una mano sola. C'è anche la sella comfort per pilota e passeggero, con imbottitura in espanso a densità differenziata e logo Tracer, nonchè naturalmente le borse laterali rigide da 20 litri di volume l'una.
Come va in città?
Una premessa. Quel dato da cui partiamo ricorrerà in tutti i capitoli della prova come un leitmotiv che vi sembrerà quasi stucchevole, ma fidatevi di noi: è davvero così. Il peso della Tracer7 GT è forse il numero più importante di tutta la moto, e condiziona in positivo la guida in tutte le situazioni. In città, la Tracer7 GT si guida divinamente, forte di un bilanciamento quasi soprannaturale a qualunque andatura (velocità pedonali-quasi-surplace comprese) e di un'agilità da riferimento.
La massa molto ridotta semplifica il lavoro del (già brillante di suo) bicilindrico CP2, che gira fluidissimo già dal minimo e sale di giri con un gusto e una naturalezza che ci conquista tutte le volte che lo proviamo. Con un colpo di gas, quale che sia il rapporto inserito, ci si divincola facilmente dal traffico, e se c'è da fermarsi rapidamente, un impianto frenante ben dimensionato e progressivo ferma la Tracer in un fazzoletto, senza drammi o interventi... inconsulti.
La sella bassa consente anche a chi non è altissimo - eufemismo - come chi scrive di toccare saldamente a terra con i piedi, e la posizione di guida non stanca, garantendo inoltre un buon controllo ma soprattutto una visibilità eccellente sul traffico. Se c'è qualche limite da segnalare, bisogna attaccarsi a dettagli come la relativa rumorosità del plexiglass sul pavé, o valige laterali che non riescono a ospitare un casco integrale. In compenso, però, sono belle aderenti e permettono al pilota di filtrare senza problemi nel traffico.
Ma basta con la città: è ora di uscire, e avvicinarsi ad ambiti più interessanti per la clientela tipo della Tracer. Quindi un po' di autostrada, e poi via sul misto, come da tradizione...
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Al massimo interessa se scalda tanto o no, per il resto, provatele fra le curve le moto! E in autostrada! In amicizia, per carità....