Guida alla Kawasaki Z1000
E’ difficile crederlo oggi, ma c’è stato un periodo fra la fine degli anni 90 e l’inizio dei duemila in cui Kawasaki produceva solo moto ormai vecchie, un po’ noiose, e prestazionalmente non all’altezza della concorrenza. Kawasaki Heavy Industries ha messo la sordina per diverso tempo alla divisione moto, turbata da un pesante scandalo in terra patria. Ma i ragazzi di Akashi, evidentemente, non vedevano l’ora di tornare a far vedere di che pasta fossero fatti, e nel 2003 scossero il panorama mondiale con due novità destinate a lasciare il segno: la piccola ZX-636R e la Z1000, che recuperava il nome della gloriosa maxi Kawasaki riproponendola con una moto come nessuno aveva mai fatto.
Manga, Fast and Furious, la moto di Mazinga – la Z1000, fin dalla sua prima apparizione fece parlare molto di sé per la sua linea, che sarebbe rimasta il suo elemento caratterizzante fino a costringere i ragazzi di Kawasaki a definirne la filosofia con un termine, Sugomi, che ci hanno spiegato con dovizia di particolari in occasione della presentazione dell’ultimo modello. La realtà è che sotto quell’estetica di rottura con qualunque canone visivo di ciascun’epoca di cui è stata protagonista, la Z 1000 ha saputo riproporre costantemente la stessa sostanza: quella di un’ottima sportiva stradale senza carenatura desiderosa di non passare mai inosservata.
Da quella prima Z1000 del 2003 all’attuale 2014 sono passate tre versioni, ma la Zeta è rimasta la Zeta pur rinnovandosi profondamente sopra e sottopelle (e dando vita tanto ad una sorellina minore, quella 750 diventata poi 800, quanto alla variante semicarenata SX) ed aumentando costantemente le proprie prestazioni fino ad arrivare a quelle – mostruose – dell’attuale Z1000.
Vi descriviamo tutti i modelli, con l’aggiunta di un’indicazione sul valore economico medio fra gli usati in vendita sul nostro sito, ed integrando le nostre indicazioni con il parere di un professionista che con Kawasaki lavora da anni.
LE VERSIONI
Arancione, verde o nera che fosse, la prima Z1000 non riusciva a passare inosservata nemmeno volendo. Sfrontata, cattiva e tecnologica, la Zeta ha saputo imporsi fin da subito tanto per l’estetica quanto per le sue prestazioni: il suo propulsore, derivato da quello dell’ammiraglia sportiva dell’epoca ZX-9R, sapeva erogare ben 127 cv e 9,7 kgm, e complice un prezzo estremamente competitivo (9.899 euro, ci pensate?) diventò subito un grande successo di vendita.
All’atto pratico andava più che bene perché il motore (collaudato ed affidabile) risultava pastoso sotto e potente in alto, mentre la ciclistica, contrariamente alle apparenze, risultava morbida - a volte forse un pelo troppo - e facile. Le sospensioni erano tarate per offrire un assetto che restasse coerente anche in presenza di fondi sconnessi, e complici pedane un pochino troppo basse era fin troppo facile trovarsi frenati nei propri ardori (in pista, ma anche su strada) da una luce a terra non all’altezza delle sue doti.
L’unico altro limite risiedeva in una protezione aerodinamica pari a zero, e ad una sella – quella del pilota e ancora più quella del passeggero – davvero poco comoda, anche perché il motore non è del tutto scevro da vibrazioni che non si vergogna di trasmettere su pedane e manubrio. Potete leggere qui la nostra prova per ulteriori dettagli.
Una Z1000 della prima serie si trova per una manciata di spiccioli: anche gli esemplari con chilometraggi ridottissimi non vanno oltre i 5.000 euro. Potete comunque prendere come valore di riferimento circa 3.500 euro; diversi esemplari sono stati elaborati con il montaggio di componenti aftermarket estetici o prestazionali – inutile dire che è tassativo poter disporre dei pezzi originali per prendere in considerazione la trattativa: in caso di revisione possono rivelarsi indispensabili, ma soprattutto sono indice del fatto che la “specializzazione” non è stata effettuata a seguito di qualche incidente o scivolata!
Nel 2007 arriva la seconda versione della Z1000. L’estetica cambia in maniera abbastanza profonda, portando all’estremo gli stilemi che già nella prima versione l’avevano caratterizzata – si vedano ad esempio i due silenziatori a sezione triangolare che sostituiscono le quattro canne d’organo del modello precedente – ma è sotto la pelle che la Zeta cambia in maniera più profonda.
La base tecnica del quattro cilindri da 953cc resta pressoché invariata nella sostanza generale, ma cambia in molti dettagli per aumentare il tiro a bassi e medi regimi: i condotti e le valvole diminuiscono nel diametro, gli assi a camme si addolciscono e l’impianto di iniezione viene completamente rivisto ottenendo il risultato di sacrificare un paio di cavalli per ottenere in cambio una curva di coppia decisamente più robusta.
Il telaio si completa con una struttura che abbraccia inferiormente il propulsore, e nuovi attacchi risolvono quasi del tutto il problema di vibrazioni della precedente versione. La rigidità complessiva cala e le quote ciclistiche cambiano completamente nell’angolo di sterzo e nell’interasse (allungato) per definire una moto più facile ed intuitiva nella guida. Il risultato è centrato perfettamente, e anche la comodità generale migliora grazie ad un serbatoio più snello nella zona centrale. Nuove sospensioni offrono maggiori possibilità di regolazione e all’avantreno arrivano pinze e pompa radiali, sempre in azione su dischi anteriori a margherita da 300mm. Qualità migliore di tutte, il prezzo resta invariato rispetto all’unità precedente.
All’atto pratico la Z1000 2007 centra tutti gli obiettivi: risulta più veloce, ma anche più facile ed intuitiva rispetto alla precedente e ne conferma il successo di vendite. Si trova di conseguenza con grande facilità sul mercato dell’usato, anche in questo caso con quotazioni abbastanza favorevoli: se per gli esemplari migliori si arriva a dover tirare fuori attorno ai 6.000 euro, il valore di riferimento è poco superiore ai 5.000 euro, quotazione a cui si spuntano ottimi affari. Anche in questo caso, occhio agli esemplari elaborati: non ci sono problemi di affidabilità, ma pretendete tutti i pezzi originali assieme alla moto!
Con la versione 2010 Kawasaki ha completamente rivisto la Z1000, che pur senza cambiare nella filosofia – quella di stradale appetibile nell’immagine, aggressiva nelle linee ma tutto sommato accessibile nella guida – ha letteralmente rivoltato come un calzino la sua ammiraglia naked. Che mantiene la sua caratterizzazione stilistica attraverso un look futuristico e grintosissimo (nonché lo scarico a quattro uscite a sezione triangolare che ormai è uno dei suoi segni distintivi) ma cambia completamente nella sostanza tecnica, che recide ogni legame con la vecchia ZX-9R e diventa un’unità dedicata sviluppata completamente da zero.
Grazie ad una corsa lunga e ad un’alimentazione completamente rinnovata cresce nella coppia (ben 1kgm quasi 500 giri più sotto) e nella potenza (138cv contro 125). Se il motore viene completamente rinnovato la ciclistica non è da meno: dall’acciaio si passa all’alluminio per telaio, telaietto e forcellone, le quote vengono completamente rivoluzionate e le sospensioni ora sono completamente regolabili. Nuove anche le pinze freno perché arriva l’ABS optional, mentre il resto dell’impianto resta invariato. Il serbatoio, nota dolente, cala nella capienza da 18,5 a 15,5 litri.
All’atto pratico in sella si sta comodi (e il passeggero si trova trattato meglio che sulla versione precedente, anche se non ci voleva molto) ma è nella guida sportiva che ci si diverte di più: il motore è ancora più gustoso: corposo e dolce sotto diventa poi cattivissimo in alto, con una progressione esaltata da un netto accorciamento della rapportatura rispetto al modello precedente – un elemento che non tutti hanno gradito, visti i regimi a cui il motore si trova poi a girare nell’uso rilassato e alle vibrazioni che ne derivano, visto che qualcosa filtra ancora. Potete leggere qui la nostra prova.
L’affidabilità rimane assoluta nonostante la completa novità del progetto, fatto salvo isolati casi di grippaggio del perno ruota posteriore che ha costretto qualche sfortunato a ricorrere al flessibile e a sostituire perno e registro. E’ ancora una moto nuovissima, e le quotazioni riflettono il valore del mezzo: si parte da cifre di poco inferiori al nuovo anche se gli affari migliori si fanno con modelli 2011 quotati fra i 7 e i 7.500 euro. Non è raro andare anche sotto i 6.000, ma raccomandiamo di valutare con attenzione le offerte, cercando di non confondere la fretta di monetizzare con il tentativo di sbarazzarsi di una moto che ha subito qualche… imprevisto.
L’OPINIONE DEL CONCESSIONARIO
Per completare il quadro ci siamo rivolti a Trioschi Moto, concessionario multimarca di Lugo (RA) che ci ha raccontato tutto quello che c’è da sapere sulla Kawasaki Z1000.
C’è qualche modello più richiesto di altri?
«No, in realtà dipende tutto dalla disponibilità economica. Chi ha qualcosa di più da spendere punta alla versione più recente, mentre chi vuole risparmiare qualcosa può puntare a modelli più anziani – la Z1000 è una moto che è andata sempre bene, e non ha mai dato problemi. Si può comprare in serenità anche il primo modello, e anche con chilometraggi rilevanti»
Qualche annata ha subito particolari richiami?
«No, assolutamente no. E’ una moto andata sempre molto bene, il blocco motore non ha mai dato il minimo problema, di fatto basta controllare che la moto che si sta trattando sia stata tenuta bene dal precedente proprietario»
Cosa controllare quindi se si va alla ricerca di un buon usato?
«Le solite cose: stato dei dischi freno, gomme, i consumabili insomma – è una moto che si può comprare tranquillamente anche con 30 o 40.000km, ma può essere importante verificare che le percorrenze siano reali: un ottimo indicatore sono i distanziali sul perno ruota posteriore, che se sono rovinati indicano molti cambi gomma, su cui grossomodo si può fare una stima del chilometraggio. E’ saggio controllare anche che i cerchi non siano ammaccati a seguito di qualche buca di troppo, e magari che non ci siano troppe alette radiatore storte – lavandole con l’idropulitrice si piegano facilmente. Se poi la moto ha tutti i tagliandi documentati dall’assistenza ufficiale Kawasaki si può davvero andare molto sereni»
Con quale modello a suo avviso si fanno i migliori affari?
«Come dicevo, dipende perlopiù da quanto si desidera spendere, ma a mio parere il rapporto qualità/prezzo migliore lo si ottiene con la seconda serie: al momento si portano a casa esemplari perfetti per cifre davvero contenute»
Bella Z