La Yamaha XT 500 raccontata da Nico Cereghini
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Ragazzi sono trentacinque anni che c’è la XT Yamaha: bello! I capelli nel frattempo sono diventati grigi, ma intanto ho visto nascere una moto che è ora una leggenda. Noi venivamo dalla BSA Victor e dalle Ducati Scrambler, bellissime monocilindriche però riservate a pochi perché, alla fine, BSA e Ducati erano delle piccole aziende. Ed ecco che il secondo costruttore mondiale, la Yamaha, salta fuori con la XT.
Motore mono 4t, monoalbero 499 cc., lubrificazione a carter secco (l’olio era nel trave superiore del telaio, a culla chiusa), carburatore Mikuni da 34, cinque marce, 30 cavalli a 5.800 giri, meno di 140 chili a secco e 150 all’ora di velocità massima, doppio ammortizzatore al retrotreno. La XT 500, apparsa al salone di Tokio del 1975 e in vendita dal ’76, ebbe grande successo in tutto il mondo: soltanto in Europa, qualcosa come 130.000 pezzi venduti nella sua storia.
Non subito fu chiaro che sarebbe diventata un mito. Certo era bella: non una fuoristrada pura, piuttosto una scrambler, una on-off per i viaggi avventurosi. Pacifica, per nulla aggressiva. E’ la longevità che l’ha resa leggendaria. E poi era proprio quello che serviva: in quegli anni l’avventura “tirava”, nascevano i rally africani e nelle prime due edizioni della Parigi-Dakar le XT dell’importatore francese trionfarono nella classifica assoluta che metteva insieme le moto con le auto. Con Cyril Neveu, ma non solo lui: primo e secondo posto nel gennaio 1979, i primi quattro posti l’anno dopo. Grande moto, che girava poco ma faceva un sacco di strada.
La XT 500, oggi richiestissima dai collezionisti, è rimasta in produzione ben 14 anni, fino al 1989. I primi anni con poche modifiche alla grafica, dall’80 con il serbatoio d’alluminio e la forcella a perno avanzato, dall’86 con l’impianto a 12 Volt, nell’89 con la bella edizione Anniversary. Ma intanto era già uscita nell’82 la più moderna versione 550, non bellissima ma con le quattro valvole, il doppio carburatore, poi contralbero, alzavalvola automatico, accensione elettronica, e sospensione Cantilever al retrotreno. Due anni soltanto, poi arrivò la più riuscita 600.
Con due modelli, di 595 cc: prima la Tenèrè da 40 cavalli, raffreddata ad aria ed olio e con il grande serbatoio da 23 litri, e poi la base con 5 cavalli in più e il raffreddamento ad aria. Bella moto, con il freno a disco davanti, il forcellone in lega leggera; dall’86 anche con l’avviamento elettrico, dall’87 con il freno a disco anche dietro. Evoluzioni continue fino a quando, e siamo già nel 2004, arriverà la XT 660 nelle versioni R per l’enduro ed X per la Supermotard. E poi dal 2008, anche la Tenèrè fatta qui in Italia.
Trentacinque anni sono tanti, un fenomeno nelle moto. Le cose semplici, quando sono belle e ben fatte, durano nel tempo e diventano mitiche. La prima XT 500 fa tenerezza, vista oggi. Ma ha una forza dentro che colpisce.
io...
Sigh