Nico Cereghini: “Un’altra vittima tra gli amatori, terribile”
Ciao a tutti! Purtroppo ci tocca piangere un’altra vittima tra i piloti amatori e il primo pensiero va alla famiglia di Nicola Sartori, che da domenica è costretta a fare i conti con il dolore e il vuoto che la scomparsa improvvisa di Nicola drammaticamente lascia. Dalla festa di una domenica che pareva uguale a tante altre, passate in pista a vivere la passione di una vita, al lutto... Terribile.
Terribile e purtroppo già vista anche la dinamica dell’incidente mortale al Mugello. Un contatto ad alta velocità, la caduta multipla, l’investimento fatale. Le tante protezioni di cui possiamo servirci, in pista e in strada, non sono ancora sufficienti e probabilmente (anche con la necessaria evoluzione, che in tanti stanno studiando) non lo saranno mai. Perché l’imponderabile resta e il nostro sport, dobbiamo sempre ricordarlo, è tra quelli pericolosi.
Ma sono tanti gli incidenti in pista tra gli amatori. Troppi. Ne ha parlato opportunamente Carlo Baldi ieri, a caldo. E anche questa volta le reazioni sono state le più disparate e credo sia necessario chiarire una cosa: non è sufficiente limitarsi ad invocare la libertà delle scelte personali. Di fronte alla ragionevole proposta di limitare le potenze delle moto per gli amatori c’è chi taglia corto e conclude dicendo “Nicola è morto facendo la cosa che più gli piaceva, ne conosceva le conseguenze, dobbiamo rispettarlo ed essere liberi di vivere le nostre passioni”.
Il rispetto per Nicola Sartori è sacrosanto, ma la questione non è, genericamente parlando, così semplice. Intanto, dietro all’amatore in pista c’è quasi sempre una famiglia, ci sono i parenti, gli amici, i colleghi, magari dei dipendenti. Molte persone sono direttamente e indirettamente coinvolte e non esiste soltanto la responsabilità soggettiva, c’è anche quella collettiva. Come non esiste solo la scelta del pilota amatore: c’è anche chi ha il compito di stabilire delle regole e mettere l’amatore in condizioni accettabili di sicurezza.
Se ragionassimo soltanto nei termini della libertà individuale non avremmo fatto un passo avanti dai terribili anni Settanta, quando in pista si moriva ogni domenica e sulle strade italiane (fatte le debite proporzioni sul circolante) si registrava un numero di vittime dieci volte superiore a quello, pesantissimo, di oggi. Per fortuna siamo andati oltre al fatalismo e c’è chi ha cercato e trovato soluzioni a tutti quei lutti e ai tremendi costi sociali che ne seguivano.
Non saremmo mai arrivati al casco obbligatorio, se ci fossimo fermati di fronte alla semplice considerazione che ogni obbligo è lesivo della libertà personale. Alla Federazione ora il compito di ascoltare le parti in causa e di trovare, insieme ai promotori dei trofei e ai gestori delle piste, le misure necessarie per fermare questa escalation di eventi luttuosi. Non sarà facile, lo sappiamo, ma non ci si può fermare.
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MAXPAYNE IT, Fusignano (RA)Finisce che chiuderanno le piste ai non tesserati professionisti, se continua così....
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Solopartimarginali, Casalecchio di Reno (BO)Il problema é che già oggi si fanno check-in completi sul pilota, ma non sul mezzo. Questo ultimo non ha certezze di essere perfezionamente funzionante, ma si potrebbe risolvere con dei controlli base prima dell'ingresso almeno per pneumatici e freni.