L'editoriale di Nico

Nico Cereghini: “Il fascino fatale delle road races e noi”

- La morte dell’amico Luca Salvadori ha colpito tutti e solleva interrogativi difficili. I piloti che amano queste gare si prendono rischi enormi, lo fanno coscientemente e li rispettiamo. Ma è opportuno esaltarli come gli unici “veri” piloti nelle sole “vere” corse? Non è pericoloso farlo?
Nico Cereghini: “Il fascino fatale delle road races e noi”

Ciao a tutti! La morte di Luca Salvadori nel week end ha colpito tutti: lo youtuber aveva soltanto 32 anni, era noto e amato per la sua grande comunicativa e il suo talento di pilota. E questa morte ha sollevato immancabilmente una serie di tematiche molto delicate intorno alla moto e alle corse su strada, l’ultima passione del nostro amico Luca.

Molti si chiedono se abbia senso andare a correre le road race e se non sia addirittura il caso di fermarle, ma qui si entra nella sfera della libertà individuale, non sarebbe giusto proibirle. Come in tutti gli sport estremi, i praticanti sono coscienti dei grossi rischi che si assumono, per loro il rischio fa parte del fascino della disciplina che hanno scelto, vivono di quella passione mettendola davanti a tutto.

Siamo pieni di contraddizioni, tutti noi motociclisti: spinti di qua e di là nei diversi momenti che viviamo. Razionalmente siamo anche capaci di fare le scelte “giuste” e mettere la vita - e la famiglia, i figli e gli amici e il futuro - davanti a tutto il resto. Ma poi amiamo la moto e con quella, inevitabilmente, amiamo una certa dose di rischio. L’auto è ragionevolezza, è più sicura; la moto è irrazionale, è puro piacere, rinunciare ci costerebbe molto.

I piloti che vengono conquistati dalle road race vanno oltre, naturalmente: dai loro racconti si capisce che quell’altissima velocità tra case e muri e pali della luce, quella sfida estrema, quell’adrenalina, sia totalizzante e alla fine irrinunciabile. Noi rispettavamo Luca e la sua scelta, lo rispettiamo a maggior ragione oggi che purtroppo non c’è più.

Si può condividere o no - io non condivido - e alla fine tutto questo si può rispettare e accettare. Quello che non accettiamo è altro: non sopportiamo proprio i cattivi maestri che si esaltano sul web, quelli che “soltanto queste sono le vere corse e questi i veri piloti”, quelli che “la sicurezza delle piste? Sono solo cazzate” e si esalta parlando di fuoco che arde dentro e bisogna assolutamente alimentare.

Trovo che sia pericoloso eccitare gli animi in questo modo. Noi non siamo degli sprovveduti, abbiamo fatto gare sui circuiti cittadini e in pista, pure qualche 24 Ore andando a podio, amiamo la moto e cerchiamo da sempre un equilibrio tra la passione e la sopravvivenza. Quando ci rivolgiamo al pubblico dei motociclisti sentiamo il dovere di mettere al centro la sicurezza in pista e in strada, le protezioni e la guida. Noi cerchiamo insomma di sollecitare il lato migliore degli appassionati, quello vitale. Non dovrebbe essere un dovere, per i personaggi pubblici?

  • beppexy
    beppexy, Bergamo (BG)

    Sono d'accordo Nico, hai fatto il pilota e quindi parli con cognizione di causa. Lasciamo perdere gli esaltati, quelli li vedi anche sulle strade aperte al traffico viaggiare come non ci fosse un domani. Si parla sempre giustamente di sicurezza e le gare stradali rappresentano un paradosso da questo punto di vista. È vero anche che andare in pista costa, ma altrimenti che te ne fai di una moto da 200 cv? Sulla libertà individuale e gli sport estremi si potrebbe aprire un lungo discorso.
    Un saluto
  • Vecchio Yuma!
    Vecchio Yuma!, Cascina (PI)

    Neppure quelli delle Road races hanno le palle: invece di correre con tuta con airbag, casco, stivali e guanti, corressero senza casco, e pantaloncini, maglietta, ed infradito...
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