Suzuki GT 750 e Kawasaki H2 750: le eccitanti e fumose 2T raccontate da Nico [VIDEO]
Gli anni Settanta si aprirono con una serie di proposte tecnicamente originali e molto affascinanti. Dopo la Honda Four 750 del ‘69, la prima concorrente fu la Suzuki GT 750, due tempi e tre cilindri. E un anno dopo apparve la analoga H2 Kawasaki che replicava in scala maggiore l’esuberanza della formidabile 500. La GT aveva la stessa potenza della Honda, il raffreddamento a liquido, la lubrificazione separata e l’avviamento elettrico, era la moto più comoda e silenziosa dell’epoca. La H2 era molto più eccitante, basica e leggera, con il raffreddamento ad aria e l’avviamento a pedale.
I cavalli erano tanti: 74 per la Kawa e 67 per la Suzuki. Le due 750 promettevano i 200 all’ora e accelerazioni eccezionali: in effetti la H2 stracciò tutta la concorrenza sullo sprint, ma i 200 orari restarono un miraggio e del resto la ciclistica non era adeguata. Ballerina la Kawasaki, “mollacciona” la Suzuki. Eccitarono i motociclisti, ma bevevano e fumavano tanto: nel ‘77 il fenomeno delle 750 2T sarebbe già finito.
Con la collaborazione di Giorgio Sarti andiamo scoprire queste due storiche “maximoto” degli anni Settanta. Come nacquero, che strade presero i rispettivi progettisti, come erano e come si guidavano. Le due moto furono tra le protagoniste della prima prova comparativa realizzata in Italia, in strada e in pista. Con un giovane Nico Cereghini in sella.
Le due moto meritano senz’altro un’analisi ancora più approfondita. I nostri lettori più esigenti trovano qui, riservato agli abbonati, un secondo video che illustra tutte le serie di produzione: che sono rispettivamente sei per la Suzuki e quattro per la Kawasaki. Nonchè preziosi consigli per la scelta e il restauro dei due modelli d’epoca da parte di due notissimi esperti: Only Racing di Verona per la Kawasaki e Soiatti Moto Classiche di Novara per Suzuki.
-
rho01, Bergamo (BG)leggendo le prove dell'epoca, nessun giornalista diceva che come ciclistica facevano pena e come freni lasciamo perdere. mi domando se succeda lo stesso con le moto moderne. intanto con quelle schifezze di ciclistiche se ne sono schiantati a centinaia
-
atorino gianfranco, Desio (MB)che bei tempi... gli ingegneri facevano sognare con materiali non certo affidabili una epoca HAND MADE quasi