L'editoriale di Nico

Nico Cereghini: "Troppi morti sulle strade, dobbiamo fare tutti di più"

- Costruttori, associazioni, federazione, concessionari e semplici motociclisti: dobbiamo sentirci tutti coinvolti. Ogni fine settimana è un disastro, occorre fermare questa tragedia
Nico Cereghini: Troppi morti sulle strade, dobbiamo fare tutti di più

Ciao a tutti! Domenica sera in provincia di Latina un frontale tra una moto e un ciclomotore, tre morti. Dieci giorni fa il dramma dei Gottardi in Austria: il padre non ha potuto evitare il figlio che lo precedeva ed era finito a terra per evitare un'altra moto. A fine giugno due fratelli nel bresciano: dopo l'urto tra le rispettive moto, uno dei due è finito in un dirupo perdendo la vita.

Troppe vittime tra noi ogni fine settimana. Spesso il caso si accanisce con una crudeltà spaventosa, creando dinamiche tanto fortuite quanto drammatiche e difficili da accettare. Da "colleghi" di passione, da motociclisti appassionati, ci stringiamo intorno ai parenti delle vittime cercando di far loro coraggio. Altro non possiamo fare.

Ma dobbiamo dirlo: troppo spesso ci mettiamo nei pasticci volontariamente. Chi frequenta le "nostre" strade, quelle che ci piacciono di più, concorderà con noi: anno dopo anno sono sempre più numerosi i motociclisti che vanno oltre, che si prendono troppi rischi e creano pericolo per gli altri. Soltanto cinque anni fa le teste calde erano una sparuta minoranza, oggi purtroppo sono tante di più.

E ci sarebbe parecchio da dire sulla cattiva educazione dilagante, sulle moto sempre più potenti in mano a gente sempre meno esperta; e poi ancora allargando lo sguardo ci sarebbe da sottolineare il cattivo stato di tante strade e la dilagante distrazione degli altri utenti, eccetera. Ma qui vorrei approfondire almeno un aspetto.

Un lettore, colpito da quell'altra immane tragedia, quella del 6 luglio in Sardegna - quattro moto contro un'auto e tre motociclisti deceduti sul colpo - suggeriva di rendere pubbliche le dinamiche di questi eventi terribili. Per imparare almeno qualcosa. Lui come tanti di noi ha visto le foto di quella strada provinciale, un lungo rettilineo e tanti dossi molto pronunciati; e aveva immaginato che l'alta velocità insieme alla poca visibilità fosse stata la causa, se non del primo impatto contro l'auto, almeno di quelli successivi.

Gli ho risposto che non è possibile: per ricostruire questi incidenti, quando ci sono delle vittime, occorrono rilievi e perizie tecniche, occorre tempo, la Giustizia deve seguire il suo iter per poter accertare le responsabilità. Perché la materia è delicatissima, sono coinvolte tante persone, bisogna avere il massimo rispetto per tutto questo dolore. Ma l'intenzione del lettore era buona, cercava un modo per mettere in comune questo disastro, per condividerlo e quindi migliorare. E il punto è proprio questo: dobbiamo sentirci tutti coinvolti e fare un passo avanti.

È chiaro, la nostra voce difficilmente arriverà a chi esagera e continua a confondere la strada con la pista. Immaginiamo che i lettori di Moto.it abbiano un'altra visione della vita e della moto. Però insistiamo: la responsabilità è di tutti. Costruttori, associazioni, federazione, concessionari, semplici motociclisti dobbiamo fare di più, se vogliamo che la nostra passione sopravviva. Perché così non possiamo andare avanti.

  • Bepi1978
    Bepi1978, Monza (MB)

    Credo che il tema sia troppo ampio per essere commentato con semplici "giudizi o valutazioni". Troppi elementi si sovrappongono generando delle cause ibride (es. strade poco adeguate con moto sempre più potenti - moto performanti con eccessiva distrazione - guidatori inesperti o distratti con affezione di nevrosi o isterismo diffuso - fretta fretta fretta unita ad ciascun elemento).
    Condivido che ciascuno deve fare la sua parte, ma vorrei mettere un punto sul soggetto più debole in gioco - noi motociclisti, lamentarsi non serve se poi non cerchiamo di colmare le mancanze di altri (motociclisti compresi).
    Quindi:
    - prendiamo la moto con l'obiettivo di tornare a casa (da pensare ad ogni istinto nascente);
    - indossare "sempre" protezioni (anche se fa caldo), scartando (ove possibile) il primo prezzo o soluzioni estremamente comode (caschi da scooter su naked), ove si dovesse testare il conto sarà salato;
    - fissarsi che nonostante il codice della strada, la precedenza deve essere "veramente"
    data, non presunta;
    - se si vuole fare "il manetta" meglio investire in una giornata in circuito, divertimento assicurato così come il rientro a casa (si spera!).
    Buona guida a tutti e (luci accese anche di giorno....)
  • lucamax62
    lucamax62, Milano (MI)

    L'unico modo di aumentare la sicurezza dei motociclisti sarebbe di imporre per legge per ogni provincia italiana un autodromo dove chi vuole andare forte sia in auto ch ein moto possa andare e portare al limite il suo mezzo.

    Si potrebbero integrare agli autodromi dei poli universitari per la ricerca ed aziende automotive.
    Succede cosi in alcuni autodromi francesi.

    Ho costatato che tra le persone più prudenti alla guida ci sono i piloti veri (a parte Bagnaia :) ) , ci sarà un perché.

    Quante vite si salverebbero se sopratutto i giovani andassero a sfogare la loro voglia di velocità e di rischio negli autodromi invece che sulle strade ?

    Ovviamente il tutto a costi calmierati e dopo aver frequentato un corso di guida in pista.
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